Via la querela della Presidente del Consiglio contro il quotidiano Il Domani. A prima vista un bel gesto, fermo restando che ritirare una denuncia, che sembrava infondata dal primo momento, non può essere considerato un favore. Ciò che non torna sul “bel gesto” è comunque altro, cioè che sia un ritiro “ad personam” non certo un ripensamento sulle azioni legali contro l’informazione. Tanto che restano in piedi le querele della stessa Meloni contro tutti gli altri giornalisti. E meno ancora faranno i ministri che si dichiarano parti offese in plurime azioni giudiziarie contro i giornalisti, per quanto spesso dimentichino di andare in udienza.
La tempistica della remissione della querela contro il Domani lascia spazio a dubbi per malpensanti. La scelta infatti si concretizza a poche ore dai richiami del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che alla tradizionale cerimonia del Ventaglio aveva detto che “gli atti contro l’informazione sono eversivi”, nonché in contemporanea con la diffusione del report dell’Ue sullo stato di diritto che pone l’accento su numerose anomalie (chiamiamole così) nella condizione attuale dell’informazione in Italia.
Non si sa cosa accadrà ai procedimenti aperti su querela di Giorgia Meloni contro Roberto Saviano e contro la cantante dei Placebo e nemmeno cosa ne sarà di quella che l’intero partito della premier ha scagliato contro la redazione di Report.
Insomma Meloni potrebbe fare molto di più. Da capo del governo e della maggioranza, per esempio, la legge che consente le querele temerarie potrebbe abolirla. Con un clic in Parlamento.
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