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Lo spessore di un capello, la storia di un amore finito nel sangue

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Si, signor Lechevallier, è molto interessante, ma è interessante anche il fatto che nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo la festa, lei ha cercato di chiamare sua moglie duecentocinquantaseivolte tra mezzanotte e trentacinque e le cinque e quaranta del mattino”.

Étienne e Vive si sono conosciuti da bambini, figli di comuni amici, per poi perdersi di vista, come spesso accade. Eppure, dopo quasi un ventennio, Vive, ormai trentenne, decide di invitare Étienne alla sua personale fotografica. Ma ecco che tra i due, caratterialmente agli antipodi l’un l’altro, scatta qualcosa che, rapidamente, li porterà dapprima alla convivenza, quindi al matrimonio, e così ai tanti piccoli rituali della vita quotidiana: dai concerti di musica classica del martedì alle vacanze estive in Italia.

Vive è una fotografa per diletto, piena di estro creativo e di sogni nel cassetto, ma è anche un’appassionata d’arte, e, più in generale, della cultura a tutto tondo. Étienne, viceversa, ha un carattere chiuso ed introverso: un correttore di bozze con un profilo maniacale al limite della paranoia. Egli nasconde la propria frustrazione lavorativa sotto una patina di rigore e serietà.

La loro vita è costellata da litigi e riappacificazioni, anche a causa dii problemi economici che puntellano costantemente il loro mènage matrimoniale, purtuttavia, senza eccessivi scossoni. Almeno fino a quando Vive decide di andar via, lasciando Étienne sgomento.

Ma dopo un’assenza di sei mesi ecco che il ritorno a casa di Vive sembra far rientrare la crisi al punto tale da far prefigurare un ritorno alla tranquillità perduta. Ed è così che il mènage tra i due riprende ad essere scandito secondo i soliti ritmi pre-crisi, almeno nella convinzione di Étienne. Ciò fino a quando, tre anni dopo dal ritorno di Vive, quando appare evidente che i due hanno smesso di amarsi: così come il cambio di acconciatura di Vive passato inosservato per il marito diventa per lei una ferita, allo stesso modo un concerto mancato per Étienne diventa il segno di un indicibile tradimento.

Ma mentre Vive confida all’amico di sempre, Vincent, la sua idea di lasciare il marito, per Étienne il rancore finisce per diventare incontrollabile, al punto di infliggerle 37 coltellate.

Claire Berest, con una scrittura chirurgica, tagliente e dolorosa, con “Lo spessore di un capello”, edito Neri Pozza nella collana Bloom (229pp, 18 Euro), racconta la storia di un femminicidio. Una storia assurda e dolorosa di un amore finito nel sangue, alla stregua di quelli che purtroppo continuano a riempire la cronaca nera dei nostri quotidiani, perché, come suggerisce argutamente l’autrice, a separare la banalità del quotidiano dall’assurdità della tragedia è qualcosa di imprevisto e di sottile, quanto lo spessore di un capello.


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