La nostra festa dei diritti

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Ogni tempo ha il proprio epicentro conflittuale relativamente alla gestione del potere pubblico, l’epicentro del nostro tempo è la libertà di informazione.

La libera informazione, insieme alla indipendenza ed alla efficacia della magistratura, insieme alla scuola pubblica di qualità, sicura, inclusiva, insieme al lavoro dignitoso e ben retribuito, è uno dei motori essenziali della democrazia liberale, ma della democrazia liberale, fondata sul suffragio universale e (per noi italiani) sulla Costituzione anti fascista del ’48, in tanti si sono stufati, ritenendola un infausto retaggio della sbornia di libertà della seconda metà del ‘900.

Ma ogni tempo produce anche il proprio epicentro di resistenza morale e culturale, e se è vero che l’attacco alla libera informazione rappresenta l’occhio del ciclone anti democratico, allora Articolo 21 rappresenta oggi il cuore della resistenza e la festa-assemblea dell’8 Luglio ne è stata una prova evidente.

Il palco di Articolo 21 è stato per ore attraversato dalle storie che più parlano di questo conflitto e chi è salito su quel palco, fosse giornalista, attivista, politico, studente, insegnante, famigliare di vittima, sapeva di essere al posto giusto, nel momento giusto.

Tutto questo è fonte di grande speranza e ci deve incoraggiare ad andare avanti.

Forse davvero, come ripete il nostro Beppe Giulietti, Articolo 21 raccoglie i frutti della tempestività e della lucidità con la quale ha riconosciuto la forza eversiva della destra meloniana uscita vittoriosa dalle elezioni politiche del ’22 ed a riflettere sulle cautele e sulle ambiguità che hanno accompagnato ed accompagnano la marcia (per ora) trionfale di Meloni&Sodali, tornano in mente proprio alcuni passaggi scelti dagli studenti e dalle studentesse del Tasso, del Tacito e del Mamiani: quanta lucidità e quanta tempestività nelle denunce di Gramsci, Matteotti e Gobetti.

I passaggi individuati dagli studenti e dalle studentesse con esemplare sapienza, non soltanto hanno fatto da giusto sfondo storico all’attualità delle battaglie che sono state portate sul palco di Articolo 21, ma ne hanno colto in maniera puntuale perimetro e senso, con una eccezionale, ma non casuale, sintonia. Per questo meriterebbero una risposta e quei brani dovrebbero diventare la trama di un ragionamento collettivo, proprio perché scelti da giovani ingaggiati dalla realtà, pronti a battersi per cambiarla: sarebbe un tributo doveroso alla loro disponibilità, in un tempo nel quale anche la “narrazione” sui giovani vira non a caso su tinte fosche e disperanti. Ripartirei da due frasi di Gobetti: in Italia non abbiamo un problema di autorità, ma di autonomia … Soltanto la vittoria salva le utopie, realizzandole (cito a memoria).


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