BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Invito a pranzo, un’Italia in transizione nei racconti di Alba de Céspedes

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La casa Editrice Cliquot sta svolgendo un’opera meritoria ripubblicando alcuni testi di Alba De Céspedes ormai introvabili e che non erano più usciti dopo la loro prima edizione. Nel 2022 ha ripubblicato i racconti del 1935 “L’anima degli altri”. Nel 2023 è  uscito il romanzo breve “Prima e dopo” e quest’anno “Invito a pranzo”, entrambe le opere pubblicate la prima volta nel 1955. “Invito a pranzo” è una raccolta di racconti scritti tra il 1936 e il 1954; sono gli anni in cui l’autrice porta a termine importanti traguardi con i romanzi “Nessuno torna indietro”(1938), “Dalla parte di lei”(1949) e “Quaderno proibito” (1952). L’arco temporale in cui scrive i racconti comprende anche il periodo di grande impegno politico e letterario nel progetto della rivista “Mercurio. Mensile di politica, arte e scienza”, cui si dedica tra il 1944 e il 1948 , dopo aver vissuto l’importante esperienza della Resistenza a Bari e a Napoli.

E’ un periodo di piena maturità dell’autrice che riesce a elaborare tematiche importanti e uno stile raffinato, con ritmo incalzante e pieno equilibrio tra narrazione, descrizione e dialogo, tutti elementi che fanno di questi racconti una lettura profonda e nello stesso tempo godibilissima. Come è noto de Céspedes aveva una cura estrema della scrittura: scriveva e riscriveva più volte le stesse pagine, disposta anche a ritardare di mesi l’uscita di un libro come avvenne proprio per “Prima e dopo”, che doveva far parte dei racconti di “Invito a pranzo” poi venne elaborato fino a raggiungere la forma del racconto breve e fu pubblicato a parte. Alba aveva consapevolezza di questa raggiunta maturità e l’aveva confermato a sé stessa l’anno prima nel suo diario: “ Ormai sono in possesso della maturità dei miei mezzi d’espressione, di un notevole senso di autocritica e di un sicuro buon gusto che mi guida a discernere, a sceverare il mio lavoro”*. Ma erano anche gli anni in cui, come lei stessa affermò in un’intervista di Laura Lilli, “Gli uomini si vergognavano a leggere una donna” e si comprende quindi la sua tensione alla perfezione nella scrittura e il fastidio per quell’accusa di sentimentalismo che le veniva a volte rivolta. I suoi momenti di dubbio e fragilità, nonostante i successi di pubblico, si rivelano talvolta nella corrispondenza privata e in particolare in quella con il suo editore Mondadori, il quale cercava di rassicurarla.

Per questo, come ricorda Nadia Terranova nella prefazione al libro, nella bandella dei racconti insisteva sul valore universale della letteratura dell’autrice e inseriva giudizi positivi di intellettuali di fama come Pietro Pancrazi, Goffredo Bellonci, Emilio Cecchi e Lorenzo Giusso.  “Invito a pranzo” è costituito da diciotto racconti  in cui, tranne in tre di essi, protagoniste sono le donne. Il mondo maschile e il mondo femminile si fronteggiano e gli uomini non hanno mai un ruolo irrilevante, ma l’autrice sa cogliere un momento, un passaggio fondamentale, anche se non sempre risolutivo e conclusivo, nella vita di una donna e della sua posizione nella relazione con gli uomini. Spesso il finale resta un po’ in sospeso, coglie uno snodo della vita, ma non possiamo sapere come poi andrà a finire veramente, così come nella vita del resto. I filoni tematici sono vari e si richiamano in racconti diversi creando una fitta trama narrativa. I temi della violenza subita, dell’irrilevanza assegnata a donne povere e prive del sostegno di una solida famiglia, violate  e abusate in giovane età ricorrono nei due racconti più ampi: “La sposa” e “Rosso di sera”. La sposa, una servetta nata tra i monti del Nord Italia e trapiantata violentemente, attraverso il matrimonio con un soldato, nel profondo Sud, dove viene umiliata, discriminata dal marito, dalla sua famiglia e dai paesani, trova una nuova consapevolezza di sé e nuova forza nel porsi in relazione  con gli altri, quando percepisce una sorta di sacralità del suo corpo di donna incinta. Così Lucia, serva in un cantiere di operai che in alta montagna stanno costruendo un complesso turistico, nell’Italia povera che prepara il boom economico, trova la forza di scartare di lato e tornare indietro, disertando una fuga che poteva portarla a una relazione con un uomo insicuro e violento e a una condizione ancora più precaria di quella che stava vivendo. Magistrale nella sua brevità il racconto “Il libretto” in cui un’anziana donna di servizio, Serafina, reagisce con la violenza, “Perdonare mai”, a una truffa che ha subito da parte del marito e che rappresenta, alla sua sensibilità, un atto di grande disconoscimento di lei stessa e della loro relazione.

Questo racconto in prima persona ritorna anche su un tema che è presente nel racconto “Domenica” e che era presente nel citato romanzo breve “Prima e dopo”, quello del rapporto tra una donna e la sua collaboratrice domestica, col disagio e il senso di colpa che lo accompagna. Problema che è tutt’oggi irrisolto per molte di noi e che aveva un risvolto autobiografico per De Céspedes che era nata e vissuta a lungo in un mondo alto borghese, ma aveva anche vissuto i disagi della guerra e della resistenza e si era poi adattata a uno stile di vita più modesto, soprattutto dopo la perdita dei beni di famiglia in seguito alla rivoluzione cubana e anche in conseguenza della separazione dal marito, quando aveva dovuto lavorare assiduamente, seppur con la scrittura, per mantenersi.   Un’altra donna colta al bivio della sua vita è Laura Montuori di “Il muro del liceo”. Docente universitaria, donna indipendente e emancipata resta avvolta, non più giovane, nelle spire del sogno d’amore. Scoprirà la menzogna e la codardia maschile nella relazione con un ex compagno di liceo, in una vicenda che ha attraversato tutta la sua vita. Laura, recuperata la sua lucidità, dovrà ancorarsi ancora una volta e più saldamente alla sua indipendenza e libertà di donna sola. Velia, protagonista di “Due amanti” è una giovane donna di modeste origini che sta tentando la fortuna mettendo su un laboratorio di maglieria fine. Anche lei, come la sposa, Lucia e Laura viene colta dall’autrice in un momento di presa di coscienza, quando comincia a interrogarsi  sulla lieve stizza che prova nel dover lasciare il suo laboratorio per incontrare il suo ricco amante, che non può mai vedere la domenica perché è sposato, ma pretende che lei le dedichi il suo tempo nei giorni di lavoro.  “Velia capì che l’odio da cui, quando era in compagnia dell’amante, si sentiva animata era dovuto al modo che egli aveva di umiliarla perché voleva possedere, lavorando, un po’ di quel benessere che lui possedeva largamente senza far nulla … mostrava di stimarlo superfluo per lei, per la classe sociale alla quale apparteneva”.

Colto il nodo della loro relazione Velia medita una piccola vendetta, che come di prammatica, servirà fredda.“Giornata d’ agosto” e “Vacanze in città” sono accomunati daI tema dell’adolescenza, con le sue incertezze e le sue sofferenze, in modo diverso per il protagonista del primo racconto, Lorenzo e per la donna che rievoca la sua giovinezza nel secondo. Se Lorenzo scopre con sofferenza la sessualità e anche quello che crede un amore, la ragazzina assistendo all’alterco tra la zia  e suo marito, paragonando il proprio corpo piatto, magro ai corpi pieni, diversi  della zia e delle donne nude sul calendario appeso nel suo negozio, avverte un turbamento che l’attrae e le ripugna contemporaneamente: “… c’era qualcosa che non capivo, come non capivo ciò che accadeva tra marito e moglie … Non sapevo che cosa ci fosse dall’altra parte: smaniavo di capirlo e ne avevo paura”. Alcuni temi ritornano e si intrecciano in modo diverso in vari racconti e la scrittrice usa più registri con grande abilità. Dal tono ironico e divertente, mai superficiale, di “Compagni di viaggio”, “Le campane”, “La ragazzina” a quello sofisticato in un’atmosfera sospesa come in “Commiato”, “La sciarpa grigia”, “Odore di fumo”, a quello vagamente surreale ne “La lezione”. Particolare è l’atmosfera che l’autrice sa creare, ispirandosi al suo incidente sulla neve del Sestriere, in “Le gambe rotte”. La protagonista racconta in prima persona, dalla sua “condizione distesa” di malata, usando spesso la figura retorica della personificazione in riferimento alle sue gambe e creando un effetto straniante.

L’implacabile realtà della differenza di classe con le sue conseguenze dolorose nell’amicizia è rappresentata nella vicenda tutta al maschile de “La bicicletta rossa”. “Invito a pranzo”, il racconto che dà il titolo alla raccolta, descrive l’Italia del dopoguerra in una casa alto borghese, che sembra adombrare le vicende della scrittrice essendo il racconto anche scritto in prima persona. Assistiamo all’amara conclusione di un pranzo in cui i generosi ospiti italiani raccolgono, nell’ amabile conversazione con un amico / alleato capitano inglese, la conferma di un persistente discredito a livello internazionale per un’ Italia che esce dal fascismo sì, ma pure dalla resistenza. Al di là della frustrazione e dell’ amarezza che la situazione crea nella padrona di casa, la vicenda sembra farsi simbolo della necessità di dare un taglio al passato e affrontare un cambiamento politico sociale generale, necessità che in quel momento storico attraversa la società italiana e dunque tutti i personaggi e le personagge di cui l’autrice va raccontando: “E non potei a meno di notare che il vestito blu di mio marito era liso , molto liso sulle spalle. Egli aveva proprio ragione di dire che ormai, non era più il caso di cambiarsi per il pranzo”.

*Meridiani Mondadori, p. CIV  della cronologia

Alba de Céspedes, Invito a pranzo, Cliquot 2024


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