I naufragi non sono più notizia. Invisibili da vivi, invisibili da morti

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Secondo l’OIM (Organizzazioni Internazionale delle Migrazioni) nei primi sei mesi dell’anno lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono annegati 399 esseri umani, 487 risultano dispersi. Ma è sempre più difficile tenere il conto di quanti continuano a morire nelle traversate della disperazione.

I naufragi non sono più notizia, se non in sporadici casi. Invisibili da vivi, invisibili da morti.

Anche intorno agli sbarchi di chi sopravvive si erge un muro di silenzio. Scarne immagini, scarne note per lo più relegate in fondo alle pagine di cronaca. Solo pochi coraggiosi cronisti continuano incessantemente il loro lavoro di documentazione. Ma accedere alle fonti è sempre più complicato. Quasi impossibile entrare nei porti, sbarrati alla stampa da cinture di polizia. Le telecamere e i microfoni fanno fatica a registrare la realtà, a entrare in contatto con chi sbarca, a raccogliere storie.

Il lavoro dei giornalisti è sempre più fortemente condizionato, limitato. Anche solo questo dovrebbe indurre tutti ad una forte presa di posizione. Impedire ai giornalisti di “vedere” e raccontare rappresenta un attacco al diritto di informare e di essere informati. Troppo deboli però le reazioni.

Pochi giorni fa, sulla stessa rotta del naufragio di Cutro, si stima siano morti 70 esseri umani. Si stima, perché dati ufficiali sono difficili da ottenere e l’impossibilità per i giornalisti di documentare rende difficile avere fonti indipendenti. Poco è trapelato di questo naufragio. I giornalisti sono stati allontanati anche dal porto di Roccella Ionica dove gli 11 superstiti sono stati trasportati. Allontanati, avete letto bene. Per quale ragione? Per difendere quali segreti?

I corpi delle vittime, quelle recuperate, sono stati “smistati” in luoghi diversi Locri, Gioia Tauro, Soverato e altri ancora. Anche di questo recupero nessuna immagine.

Ci è negata persino la pietà. Forse perché la reazione umana che ha travolto tutti noi dopo Cutro non doveva essere replicata. Troppo insidiosa per chi vuole “disumanizzare” le vittime.

La narrazione della realtà può essere manipolata anche celando i fatti, trasportando poveri cadaveri nel cuore della notte, lontano da ogni sguardo.

Non si vede, dunque non esiste. Misera e pericolosa strategia politica e editoriale che non cambia la realtà dei flussi migratori, che continuano, né salva la vita di bambini, donne e uomini.


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