Rischi per libertà di stampa e indipendenza: Bruxelles esorta Roma a impegnarsi nella digitalizzazione per tribunali penali e procure e ad adottare la proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interessi e istituire un registro operativo per le attività di lobbying.
Dai dubbi sul premierato alle preoccupazioni sulla riforma Nordio, dall’indipendenza dei media alla legge sui conflitti d’interessi, fino alla creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani. Sono le principali raccomandazioni e ammonimenti della Commissione europea all’Italia nell’ambito del rapporto annuale sullo Stato di Diritto.
Ecco i punti salienti del rapporto in riferimento all’informazione
Sul fronte giustizia, “due iniziative legislative, la cosiddetta riforma di Nordio” e l’emendamento Costa, sono state presentate per regolamentare la possibilità di pubblicare determinate categorie di documenti giudiziari. Il Governo ha ritenuto che tali iniziative fossero giustificate per garantire il diritto alla privacy, il rispetto della riservatezza della corrispondenza e delle comunicazioni e la presunzione di innocenza”.
“Il Governo – si legge nel Rapporto sullo Stato di diritto 2024 – ha inoltre ritenuto che tali iniziative non avrebbero influito sulla libertà di stampa né sulla libertà di informazione, poiché, nel caso della riforma Nordio, la limitazione si sarebbe applicata solo alle informazioni non acquisite nel corso del procedimento penale in conformità alle pertinenti disposizioni del codice di procedura penale, mentre, nel caso dell’emendamento Costa, il divieto di pubblicazione sarebbe stato limitato temporalmente alla fase delle indagini preliminari e non avrebbe impedito in alcun caso ai giornalisti di parafrasare o riassumere il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare. Tuttavia, diversi soggetti interessati hanno ritenuto che tali misure costituissero una restrizione della libertà di stampa, poiché avrebbero influito sulla rendicontazione giudiziaria e sul diritto dei cittadini a essere informati. I soggetti interessati hanno inoltre sollevato preoccupazioni in relazione alle misure previste dall’emendamento Costa, che evidenziano il rischio che generi un effetto paralizzante sui giornalisti, che rischiano di essere maggiormente esposti a possibili cause per diffamazione in caso di riassunti errati o riformulazioni di ordini di custodia cautelare”.
La Commissione Ue nel suo rapporto evidenzia inoltre che “la percezione tra esperti e dirigenti aziendali è che il livello di corruzione nel settore pubblico rimanga relativamente alto. Nel Corruption Perceptions Index 2023 di Transparency International, l’Italia ottiene un punteggio di 56/100 e si colloca al 17° posto nell’Unione Europea e al 42° a livello mondiale. Questa percezione è rimasta relativamente stabile negli ultimi cinque anni. L’Eurobarometro speciale sulla corruzione del 2024 mostra che il 78% degli intervistati ritiene che la corruzione sia diffusa nel proprio Paese (media UE 68%) e il 31% degli intervistati si sente personalmente colpito dalla corruzione nella propria vita quotidiana (media UE 27%). Il Piano nazionale anticorruzione è stato aggiornato per rafforzare la sezione sugli appalti pubblici e sono in fase di elaborazione linee guida sulle porte girevoli”.
Diversi Stati membri, rileva la Commissione Ue nel suo Rapporto, hanno concordato o avviato riforme volte a rafforzare l’indipendenza delle emittenti pubbliche nazionali. In Italia, sebbene vi siano norme volte a garantire che i media pubblici forniscano informazioni indipendenti e pluralistiche, persistono sfide legate all’efficacia della sua governance e del suo sistema di finanziamento. Questo in sintesi cosa sostiene l’Ue. “Come menzionato nel Rapporto sullo stato di diritto 2023 e nel MPM 2024- si legge in un passaggio del Rapporto sullo stato di diritto – l’efficacia del sistema di governance nel garantire la piena indipendenza della RAI rappresenta una fonte di preoccupazione di lunga data in Italia. A questo proposito, gli stakeholder sottolineano la necessità di una riforma completa per garantire che la RAI sia meglio protetta dai rischi di interferenza politica.
Gli stakeholder hanno anche segnalato che “a seguito della nomina del nuovo CEO della RAI e di altre figure di alto livello, tra cui i direttori dei notiziari, si è verificato un cambiamento editoriale che ha portato alle dimissioni di diversi giornalisti e presentatori. Gli stakeholder hanno espresso preoccupazioni in merito alle nuove regole sulla parità di tempo di trasmissione (la cosiddetta par condicio), applicabili alle comunicazioni e alle informazioni politiche trasmesse sulla RAI durante le elezioni del Parlamento europeo del 2024, che consentirebbero ai candidati con un ruolo nel governo di avere più tempo di trasmissione e visibilità rispetto ai candidati dei partiti di opposizione. D’altro canto, il Governo ha indicato che le attività di monitoraggio dell’AGCOM avrebbero garantito il rispetto delle regole sulla par condicio e che non vi erano indicazioni che esse avvantaggiassero i candidati con ruoli di governo rispetto ad altri candidati.
Inoltre, la Commissione ha espresso preoccupazioni sulla decisione del Governo, adottata con la Legge di Bilancio per il 2024, di ridurre il canone di abbonamento RAI e di compensare tale riduzione con l’erogazione di un finanziamento diretto aggiuntivo di 430 milioni di euro. “(…) gli stakeholder hanno ritenuto che la riduzione del canone di abbonamento – si legge nel Rapporto Ue sullo stato di diritto – potrebbe incidere sull’autonomia finanziaria e sulla redditività della RAI, riducendo le risorse disponibili che la RAI può riscuotere autonomamente e che sono necessarie per operare e assolvere alla propria missione di servizio pubblico. Si ritiene inoltre che ciò rischi di incidere sulla prevedibilità delle risorse complessive per la RAI, compromettendone sia la futura capacità di pianificazione finanziaria sia la stabilità economica”.
Il rapporto sullo stato di diritto 2024 relativo all’Italia non ravvisa inoltre nessun ulteriore progresso nel proseguire il processo legislativo per riformare e introdurre garanzie per il regime sulla diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, tenendo conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti.
L’invito è quindi quello di proseguire l’iter legislativo sul progetto di riforma evitando qualsiasi rischio di impatto negativo sulla libertà di stampa e garantire che tenga conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti.
In tutto sono sei le raccomandazioni ricevute dall’Italia dalla Commissione europea in materia di rispetto dello stato di diritto e della libertà di stampa. Nel report, mentre si sottolinea alcuni progressi fatti rispetto al rapporto dello scorso anno, la commissione raccomanda all’Italia di proseguire l’opera su sei direttrici. Nello specifico si chiede a Roma di “continuare gli sforzi per migliorare ulteriormente il livello di digitalizzazione dei tribunali penali e degli uffici dei procuratori; adottare la proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interesse e adottare norme esaustive sulle attività di lobbying; regolamentare le informazioni sui finanziamenti a partiti e campagne elettorali; tutelare i giornalisti e garantire l’indipedenza dei media; creare un’istituzione nazionale per i diritti umani in linea con i principi Onu.
Qui il link per accedere al rapporto completo
https://commission.europa.eu/publications/2024-rule-law-report-communication-and-country-chapters_en