Diffamazione: archiviata la querela presentata dall’ex senatore Antonio D’Alì contro il giornalista Rino Giacalone

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La decisione dei giudici della Cassazione è dello scorso 13 giugno, l’ordinanza è stata depositata giovedì scorso. L’ex senatore e sottosegretario all’Interno, il trapanese Antonio D’Alì non vede cambiare il proprio percorso giudiziario. Resta in carcere a scontare la condanna a sei anni per concorso esterno in associazione mafiosa. I suoi legali avevano proposto un ricorso straordinario rispetto al quale i giudici della Cassazione (settima sezione, presidente Romano, relatore Sessa) hanno dichiarato la inammissibilità. Per i legali dell’ex senatore la Cassazione nel dicembre 2022, confermando la condanna pronunciata dalla Corte di Appello di Palermo, aveva sbagliato la valutazione degli atti processuali  Ma le conclusioni della difesa sono state totalmente bocciate dalla Cassazione, ed i giudici hanno anche condannato D’Alì al pagamento delle spese legali pari a tremila euro. D’Alì all’esito della pronuncia della Cassazione, dinanzi alla conferma della condanna pronunciata dai giudici di secondo grado, si costituì spontaneamente il 13 dicembre 2022, lo stesso giorno della pronuncia definitiva, presso la casa di reclusione milanese Opera, senza attendere l’esecuzione stessa della condanna. Condannato per essere stato un politico a disposizione di Cosa nostra. Legato da rapporti di relazione con i famigerati Messina Denaro. La sua discesa in campo trovò sostegno nell’associazione mafiosa. Senatore dal 1994, andò a sedere al Viminale, tra il 2001 e il2006, Governo Berlusconi, nel periodo clou della caccia ai latitanti. C’è anche un’altra pronuncia giudiziaria favorevole al diritto di cronaca e sfavorevole per l’ex parlamentare trapanese che è stato a Palazzo Madama ininterrottamente per 24 anni, dal 1994 al 2018 (Forza Italia per un lungo periodo, poi schieratosi con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, D’Alì è stato anche presidente della Provincia di Trapani e nel 2017 tentò la corsa a sindaco di Trapani, ma venne fermato da una richiesta di applicazione di una misura di prevenzione (confermata in primo grado, ma poi revocata nei successivi gradi di giudizio). Una lunga vicenda giudiziaria che è stata raccontata e seguita, in tutto il suo evolversi e in modo puntuale, dal cronista Rino Giacalone. Finito per questa ragione nel mirino del politico: Giacalone è stato querelato dall’ex senatore, e quando la Procura ha chiesto l’archiviazione, D’Alì, che intanto era finito in carcere, si è opposto all’archiviazione. La querela è stata archiviata dal gup del Tribunale di Trapani. Giacalone negli articoli oggetto della querela, comparsi sul mensile siciliano S e sul quotidiano Alqamah.it, raccontando la complessa e articolata vicenda giudiziaria, non ha diffamato il politico forzaitaliota, legatissimo a Silvio Berlusconi che subito dal 1994 lo volle al suo fianco. Nel marzo 2023 la Procura di Trapani, riconoscendo la sussistenza del diritto di cronaca giornalistica, ha chiesto l’archiviazione del procedimento per diffamazione, ma contro la richiesta della magistratura trapanese a favore del giornalista Giacalone, difeso dagli avvocati Donatella Buscaino e Giulio Vasaturo, l’ex parlamentare trapanese, nel frattempo finito in carcere per la condanna divenuta definitiva, ha proposto, tramite l’avvocato Valerio Vartolo del foro di Marsala, opposizione al giudice delle udienze preliminari. Nella opposizione venne lamentato come gli articoli fornivano una ricostruzione in chiave accusatoria dei fatti, e che era stato travalicata la continenza espressiva, e infine si sottolineava che la condanna definitiva nei confronti di D’Alì era stata pronunciata in epoca successiva alla pubblicazione degli articoli. Il gup ha però respinto l’opposizione, accogliendo semmai la richiesta della Procura, a firma della pm Sara Morri: “gli articoli – scrive il gup. Giudice Giancarlo Caruso – costituiscono elaborazione fedele, coerente e accurata, degli atti giudiziari…il giornalista ha correttamente interpretato il tenore delle motivazioni giudiziarie, tant’è che molteplici passaggi degli atti sono stati correttamente richiamati al fine di non travisarne il significato e consentire al lettore di apprezzarne direttamente il contenuto…nessun effetto distorsivo o allusivo può essere attribuito agli scritti del giornalista rispettosi anche della continenza”. Giacalone si è dovuto difendere dall’ennesima querela: “raccontare la realtà siciliana e trapanese – dice- ancora oggi resta cosa parecchio difficile, qui ci sono personaggi che di continuano sventolano bavagli contro la stampa. Ancora una volta devo dire grazie ai miei avvocati, Giulio Vasaturo, Donatella Buscaino, ma non posso non citare anche Domenico Grassa, Enza Rando e Carmelo Miceli, che si sono occupati di me anche in altre occasioni giudiziarie. Non mi sono battuto per rivendicare il mio dovere ad informare, ma a favore del diritto dei cittadini ad essere informati, proponendo non le parafrasi ma i contenuti degli atti giudiziari nella loro corretta stesura. Cosa che spesso suscita fastidi.
(Nella foto il giornalista Rino Giacalone)


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