Giorni di festa nei borghi di Latina: dalla festa della mietitura alla festa della patrona Santa Maria Goretti. E mentre la città ha accolto in un sabato torrido migliaia di persone da tutta Italia, ancora una volta quella cintura che circonda il centro urbano è apparsa distante e arroccata in difesa di quelle terre che tanto devono ancora raccontare.
La CGIL, a distanza di due settimane dalla prima manifestazione per Satnam Singh, ha riportato lavoratrici e lavoratori, studenti, l’ANPI, Legambiente, Libera contro le Mafie, Articolo 21 e i movimenti civici. Erano attese 10.000 persone, ne sono arrivate un po’ di meno sufficienti a riempire totalmente quel chilometro e mezzo che dal punto di ritrovo conduceva nuovamente a Piazza della Libertà.
Arrivate da tutta Italia, nonostante la stanchezza sfilano determinati in una città che raramente vediamo colori ma che ieri sembrava un caleidoscopio di determinazione e speranza.
Quella speranza evocata sul palco dallo scrittore Maurizio De Giovanni insieme alla paura di ogni lavoratore che sebbene sfruttato prega ogni giorno di arrivare a sera vivo e di non essere cacciato dal “padrone”. Quella paura che è ora che cambi campo “da noi a loro” – continua De Giovanni – “loro [i padroni] non hanno paura perché sono difesi dal sistema legislativo che è il loro cane da guardia e per chi non applica le normative salvavita, serve l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro”.
Storie di persone, non numeri. E se quando parliamo dei 300.000 lavoratori sfruttati nei campi, parlassimo di 300.000 storie forse le cose potrebbero davvero cambiare.
E quelle storie verranno presto raccontate dalla CGIL nelle Procure come annunciato da Maurizio Landini. Si avvierà una colossale vertenza permanente “senza guardare più in faccia a nessuno”.
Le ispezioni nelle aziende agricole sono state intensificate a seguito della morte di Satnam Singh con centinaia di irregolarità emerse e ciò dimostra che – al di là dello scempio compiuto da Lovato – il sistema di sfruttamento è strutturale e coinvolge l’intera filiera a partire dalla grande distribuzione.
La Bossi Fini, le leggi su appalti e sub appalti, rivedere tutto per ridare dignità non solo a lavoratori e lavoratrici ma anche allo Stato, il primo che trarrebbe vantaggio dalla regolarizzazione di chi lavora.
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