Alla fine Biden ha ceduto alle pressioni del suo partito e dei finanziatori della campagna elettorale democratica e si è fatto da parte dando il suo supporto a Kamala Harris la vicepresidente che non ha brillato per le sue performances in questi 4 anni, anzi ha portato più delusioni che consensi tra chi aveva puntato su di lei.
Biden parlerà alla nazione in settimana, ha annunciato nella sua lettera di rinuncia ad un secondo mandato nella quale ha ribadito che l’economia va a gonfie vele ed ha elencato i suoi traguardi. Tocca ora a Kamala provare a risollevare il destino dei democratici che arrancano dopo il trionfo di Trump alla convention di Milwakee incoronato come il prescelto per intervento divino dopo lo scampato attentato. “Ho preso una pallottola per la democrazia” ha annunciato. I sondaggi non danno favorita Kamala che quando era stata scelta per affiancare Biden pareva avere tutte le carte in regola. Figlia di migranti ma appartenenti all’intelligentia, la madre scienziata indiana, il padre economista della Giamaica professore a Stanford, Kamala sin da piccola veniva portata alle manifestazioni per i diritti a Berkley ed è cresciuta con la madre nelle comunità nere. Il colore della pelle conta negli Stati Uniti perché ti da un’identità, racconta lei stessa nella sua biografia dove spiega che quando i genitori si separarono la madre scelse di vivere nei quartieri afroamericani e lei bambina veniva trasportata ogni giorno nelle scuole dei bianchi secondo un programma di integrazione in vigore allora. Cresciuta in California, laureata in legge è stata procuratore generale prima di darsi alla politica e farsi eleggere senatrice a Washington. Un marito ebreo, Kamala Harris in teoria ha tutte le carte in regola per rappresentare le minoranze indioasiatiche e afroamericane degli Stati Uniti.
Sarebbe la prima donna presidente degli Stati Uniti. I suoi anni alla Casa Bianca sono stati invece una sequenza di gaffes e passi falsi come quando andò al confine con il Messico per fermare la carovana di migranti latinos senza documenti che marciava verso gli Stati Uniti e disse loro: “Sarete rispediti a casa vostra non venite”. Parole che fecero una brutta impressione pronunciate da lei, figlia di migranti. Non si ricordano particolari successi nelle sue missioni, la sua vicepresidenza è stata piuttosto scialba. Biden le passa il testimone e nei prossimi giorni vedremo come reagiranno gli elettori democratici. Vedremo come si comporteranno i delegati alla convention democratica tra un mese. L’uscita di scena di Biden dalla corsa era un passo necessario ma il presidente ha resistito sino all’ultimo.
“Rinuncerei se me lo dicesse un medico, aveva detto in una recente intervista”. Al momento non sappiamo chi o che cosa lo abbia convinto a farsi da parte. Il suo primo dibattito tv con Trump era stato imbarazzante, la sua confusione con i nomi, le sue amnesie avevano rafforzato la convinzione che la lucidità di Biden non fosse più quella di 4 anni fa. I continui e ripetuti appelli a ritirasi pubblicati sui media americani da parte di amici come l’attore e finanziatore George Clooney e l’editorialista del New York Times Thomas Friedman erano diventati uno stillicidio imbarazzante. Riusciranno i democratici a uscire dall’angolo e a riprendersi la scena su Trump? Non sarà facile, non sarà semplice, ma almeno ora ci possono provare. Biden ha fatto la cosa giusta.