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Allarme Fmi per economia argentina

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A una brutta scivolata dei buoni del Tesoro con corrispondente balzo del rischio-paese a 1600 punti (che Milei ha attribuito alla maggiore banca argentina, accusandola con tutta disinvoltura di golpismo), fa seguito da parte del Fondo Monetario (FMI) la stima della recessione in atto, valutandola al 3,5% dal previsto 2,8. Dunque un peggioramento di 0,7 decimi; e allontanando al 2025 un recupero del 5%. L’anno scorso la contrazione dell’economia nel grande paese sudamericano era stata dell’1,6%. Sono dati che trovano un riscontro concreto, immediato e visibile nel continuo rincaro dei prezzi al consumo e nell’aumento della povertà (57,4% pari a oltre 27 milioni di persone, la più alta dal 2004), il cui aspetto estremo è il gran numero dei senza-tetto che dormono sui marciapiedi e nei giardini malgrado l’intensità del freddo invernale.

La crisi economica è anche il termometro delle diverse tensioni politiche e sociali che agitano il paese, distratto non più d’un giorno dall’euforia suscitata dalla vittoria della nazionale biancoazzurra contro la Colombia nella Coppa di calcio continentale di Miami. Anzi, anche nel calcio, i malumori sono al massimo. Poiché alla disperata ricerca d’investimenti, Javier Milei sta spingendo più che mai per la trasformazione dei club calcistici in società anonime da quotare in borsa. Una rivoluzione non priva di requisiti razionalizzatori, ma che sconvolgerebbe gli attuali assetti proprietari; anch’essi discutibili, ma con l’indubbia virtù di essere popolari per la loro estrema diffusione. Tanto è vero che questa ennesima polemica ha messo la sordina a un fatto già compiuto e certamente di non minore impatto politico: l’improvviso discioglimento dei vertici di tutti i servizi segreti.

Siamo ben oltre le critiche per la stima e simpatia manifestate di persona dall’attuale capo di stato argentino al suo omologo del Salvador, Nayib Bukele, ora accusato formalmente da Human Rights Watch di aver fatto arrestare del tutto arbitrariamente oltre 3mila adolescenti, poi ripetutamente torturati e sottoposti a violenze sessuali. Senza che simili sistemi possano trovare accettabili giustificazioni nella lotta senza quartiere (e senza alcun rispetto per i diritti umani, né per leggi fondamentali sottoscritte internazionalmente dallo stesso Salvador) scatenata contro le bande giovanili che infestavano il paese centramericano. Sollecita infine solo ironie e pubbliche diagnosi psicoanalitiche (talune anche pesanti) la medaglia del club Bolsonaro che inneggia all’onore del machismo e al vigore sessuale donata recentissimamente a Javier Milei.


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