“Sul pestaggio fascista del giornalista Andrea Joly si accende oggi un nuovo faro, grazie al lavoro sempre prezioso e puntuale di Elisa Sola (già apprezzata per l’attenzione dedicata a quell’altro “quadrante” simbolico che è il biellese, terra di indimenticate scorribande del “moderato” Del Mastro. “Moderato” in rapporto ai picchiatori squadristi sgusciati fuori dall’Asso di Bastoni, si intende!), diventata da poco firma proprio de La Stampa. Nel suo pezzo di oggi vengono documentate diverse telefonate fatte prima e dopo il pestaggio di Joly da parte di alcuni cittadini, indirizzate al 112 che richiedevano l’urgente intervento delle FFOO. Perché quelle telefonate? Esisteva forse una immediata e concreta minaccia per la sicurezza di chi stava telefonando? Questa pare essere stata infatti una delle reazioni registrate dell’operatore del 112: scusi, ma lei (che sta chiamando) è in pericolo? No! Ma le telefonate precedenti il pestaggio, segnalavano una situazione di evidente illegalità costituzionale prima ancora che di pericolo personale, manifestavano disagio e preoccupazione e si appellavano alle Forze dell’Ordine, perché facessero il loro e cioè: riportassero l’Ordine.. quello democratico e costituzionale che aborre e vieta manifestazioni fasciste. Sarebbe come se qualcuno telefonasse al 112 per segnalare un principio di incendio in un bosco e si sentisse rispondere dall’operatore: non stia lì a perdere tempo diamone, si allontani e vedrà che non correrà alcun pericolo! Che poi la Digos sia prontamente intervenuta a pestaggio avvenuto e che in 48 siano state certificate le identità dei picchiatori, non fa venire meno il problema: le Forze dell’Ordine (costituzionale! NdA) devono lavorare affinché l’Ordine (costituzionale) non sia messo a repentaglio. Senza fare figli e figliastri. Sarebbe opportuno chiederne conto e ragione al Ministro dell’Interno Piantedosi. Anche se sarebbe più divertente chiederne al Presidente La Russa”.
(Nella foto la recente manifestazione di Torino)