Quattro anni fa la morte di Mario Paciolla. I genitori Anna e Pino: “aspettiamo la verità, è stato ucciso”

0 0

“Sappiamo che la vicenda di Mario è complessa, la Colombia è lontana, ma l’Onu deve dare delle risposte. Vogliamo che ci dicano la verità e cioè che Mario è stato ucciso, su questo non molleremo di un passo”. Lo ha affermato Anna Motta, la madre di Mario Paciolla, il cooperante ucciso 4 anni fa in Colombia, dove lavorava per l’Onu, trovato impiccato nella sua stanza. La donna ha ricordato suo figlio in Piazza Municipio, a Napoli, la città del giovane trovato morto a 33 anni, insieme a decine di attivisti ed amici: su Palazzo San Giacomo, sede del Comune, campeggia tuttora lo striscione “Giustizia per Mario Paciolla”.

 Cooperante Onu, in missione per il monitoraggio del processo di pace con le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), Mario Paciolla era impegnato a garantire il rispetto dell’accordo tra queste ultime e il governo colombiano. Prima di lavorare per le Nazioni Unite, Paciolla aveva collaborato come agente di collegamento per la Peace Brigades International a Bogotá e in Italia, India, Argentina e Giordania per varie organizzazioni umanitarie, sia come giornalista che come analista politico. Una commemorazione – #4annisenzaMario – che si è svolta a poche settimane dopo la seconda richiesta di archiviazione del caso da parte della procura di Roma, accettando l’ipotesi del suicidio. Inquesto percorso di ricerca della verità e di solidarietà alla famiglia, hanno hanno deciso di organizzare un momento di ricordo: il Collettivo Giustizia per Mario Paciolla*, Amnesty International Italia, Articolo 21, FNSI, Festival Imbavagliati, Of Public Interest** e SUGC.

Hanno aderito all’iniziativa anche Banda BasagliaCGILGridasFreeAssange NapoliMediterranea Saving HumansUn ponte per.

I genitori di Mario Paciolla, Anna e Pino, non accettano la richiesta di archiviazione del caso e, insieme al loro team legale, continueranno a ribadire un concetto semplice: il caso non può essere archiviato, Mario non è morto suicida. Il ragazzo aveva infatti prenotato un biglietto aereo e aveva dichiarato di voler rientrare in Italia. Questo, insieme ad altri elementi, rende per la famiglia e i legali impossibile accettare l’ipotesi del suicidio. Sono ormai quattro anni che la famiglia chiede verità e giustizia per Mario.

A sostegno di Anna e Pino si sono moltiplicate le iniziative per accendere una luce su questo caso irrisolto. Striscioni, murales, festival, strade e luoghi dedicati, tanti Comuni italiani che hanno chiesto con forza verità e giustizia per il valoroso “costruttore di Pace”, così come lo definiva in una vignetta Mauro Biani… Ma Mario era anche un giornalista che verificava le sue fonti, quando si firmava Astolfo Bergman, rispettando la cautela che caratterizza il mondo della cooperazione internazionale.

“Nell’ultimo anno – ha detto Anna Motta – abbiamo incontrato persone e associazioni che hanno sostenuto la causa e ci fa piacere che la città di Napoli oggi ricordi Mario e che ci siano qui anche Amnesty International e Articolo 21. E’ un momento importante ritrovarsi dopo 4 anni nel centro della città che Mario amava e ricordarlo tutti insieme. Ora c’è bisogno che il governo faccia un’opera di mediazione, perché bisogna capire il motivo per cui le indagini non vanno avanti.  Noi abbiamo una certezza da genitori, ma ci sono prove indiziarie e scientifiche che dicono che questa vicenda non dovrebbe essere archiviata”.

 In piazza anche Pino Paciolla, il padre di Mario, il quale ricorda che dopo una prima richiesta di archiviazione, respinta dal gip, la procura di Roma ha reiterato l’istanza: «Ora ci ritroviamo a combattere con un’altra richiesta di archiviazione. Non sappiamo le motivazioni, perché non ce le hanno dette». Ma di una cosa Pino Paciolla è certo: “Mio figlio è stato assassinato. Non lo dico perché sono suo padre, ma perché analizzo quello che ci ha raccontato negli ultimi giorni. Ci diceva che aveva litigato con i suoi superiori, che si era messo in un guaio, ci disse anche ‘me la faranno pagare’. Noi pensavamo a un fatto di carriera, non a un fatto così tragico. Il suo contratto scadeva il 20 agosto, a distanza di un mese quindi sarebbe tornato a Napoli. Sappiamo che il 14 sera ha fatto un biglietto aereo e ha fatto una email all’ambasciata dicendo che stava lasciando la Colombia. Nei giorni antecedenti aveva chiuso il conto corrente e restituito gli attrezzi ginnici che aveva per tenersi in forma. Non sono situazioni compatibili con un suicidio. Sono cose che fa una persona lucida, lui voleva lasciare il paese, si sentiva in pericolo”.

  Il padre di Paciolla ricorda come “l’Onu da allora mi ha solo chiamato una volta per darmi questa tragica notizia in maniera molto brutale. Da allora non abbiamo sentito nient’altro. Il governo dell’epoca ci assicurò il suo appoggio, ma da allora non abbiamo avuto alcuna comunicazione”.

“Non si archivia la luce – ha dettoDésirée Klain(portavoce per presidio campano di Articolo21, che è intervenuta con la presidente Fatou Diako) – Mario Paciolla era un portatore di Pace. Un ragazzo che faceva onore a Napoli, alla Campania, all’Italia. Archiviare la sua inchiesta è una grande ingiustizia, che non deve riguardare solo la sua famiglia, ma tutti coloro che difendono la nostra costituzione. Mario può essere il fratello, l’amico, il figlio di tutti noi. In questo momento storico dove a Gaza sono stati uccisi 120 giornalisti, Dio solo sa come sarebbero “necessarie” persone della sua levatura morale e preparazione! Come dal primo istante di questa immane tragedia, con Articolo21, continueremo ad essere vicini ad Anna e Pino, accompagnandoli nella loro richiesta di verità e giustizia, anche in tribunale…  »

“Ieri 15 aprile a piazza Municipio – ha detto Vittorio Di Trapani, presidente FNSI-  a Napoli abbiamo preso un impegno collettivo: lotteremo per ricordare che Mario Paciolla non è morto, ma è stato ucciso. E lotteremo contro ogni ipotesi di archiviazione. Pretendere verità e giustizia è una questione di dignità di un Paese”.

In piazza anche gli amici di Mario, il segretario aggiunto della Fnsi, Claudio SilvestriTina Marinari di Amnesty International Italia, la famiglia Paciolla, la vice sindaca Laura LietoAntonio Bassolino, padre Alex Zanotelli,Mirella e Martina PignataroMauro Forte.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21