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Strage di Ustica e Giletti. Il solito talk show altro che giornalismo investigativo

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Ho visto il programma di Massimo Giletti dedicato alla strage di Ustica del 27 giugno 1980 in onda su Rai3. Mi piacerebbe conoscere chi tra gli autori o tra i dirigenti responsabili della Rai ha avuto l’idea che su una trasmissione, che vuole contribuire a percorrere la strada della verità per rendere giustizia ai famigliari delle 81vittime, cittadini innocenti uccisi durante un atto di guerra, si dovesse applicare la par condicio con la presenza dell’ex Capo di stato maggiore dell’Aereonautica Militare Leonardo Tricarico, negazionista insieme all’ex ministro Giovanardi e altri politici di destra sull’esistenza nei cieli della Sicilia di una battaglia aerea, quel generale che tutte le volte che si raggiunge un po’ di verità su tanti anni di depistaggio insorge, come è accaduto con l’ex primo ministro Giuliano Amato che, in una intervista dello scorso anno a Repubblica, ha dichiarato che il DC9 dell’Itavia è stato colpito da un missile lanciato da un caccia francese, confermando quello che aveva già detto il presidente emerito Cossiga nel 2008. Tricarico da Giletti ha affermato per l’ennesima volta che il DC9 è stato abbattuto da una bomba collocata all’interno dell’aereo, dando così voce alle solite polemiche che arrivano tutte le volte che si parla della strage di Ustica e quando il muro dell’omertà e del depistaggio viene un po’ sgretolato.   

Se la Rai avesse fatto una trasmissione sulla strage di Bologna per par condicio avrebbe dovuto far intervenire anche chi è stato condannato per aver messo la bomba? Quando si parla di mafia bisogna dare la parola oltre ai magistrati anche ai mafiosi?                                                                                                                             

Vorrei ricordare che la par condicio è una legge che si applica alla politica negli ultimi sessanta giorni di campagna elettorale.   Tricarico poteva esprimere le sue opinioni in un servizio come è avvenuto per altre testimonianze, invece, prima risulta in collegamento su uno schermo posizionato in alto all’interno del Museo per la Memoria di Ustica adibito a studio per la trasmissione, poi appare, come la Madonna, vicino a Giletti per un faccia a faccia che poi a causa del “tempo stringe” è stato mal realizzato.                           

Su questi argomenti che fanno parte della drammatica storia dell’Italia, uno dei tanti buchi neri che hanno colpito la nostra democrazia, non andrebbe costruito il ring tv – di Funari ce n’è stato uno – a meno ché non si voglia arrivare allo scontro tra gli ospiti spostando l’obiettivo dalla verità allo share. Chi lo scontro lo avrebbe voluto ancora più acceso, nessuno ha urlato alla Sgarbi e nessuno se ne è andato dallo studio alla Crosetto a “Piazzapulita”, è rimasto sicuramente deluso. Sono certo delle buone intenzioni di Giletti, che il mestiere lo conosce, ma ha esagerato nella drammaturgia della scaletta della trasmissione e la presenza di Tricarico non l’ha aiutato a svilupparla, il caos finale poi ha reso difficile la comprensione delle novità come la testimonianza dell’addetto militare francese che ha rivelato di essere stato obbligato a dire agli italiani che il radar della base aerea di Solenzana in Corsica era in manutenzione, su questa importante rivelazione Giletti avrebbe dovuto soffermarsi maggiormente, a questo proposito sono stati più efficaci gli spot di lancio del programma.                

La verità è che l’aereo è stato abbattuto durante un’azione militare e questo è già scritto in una sentenza del giudice Priore datata 1999. Purtroppo quello che era stato annunciato nei giorni scorsi: “un inchiesta di giornalismo investigativo” si è rivelato, ne più e ne meno, il solito talk show.

Quanto ci manca Andrea Purgatori!


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