Le parole servono a raccontare la realtà, non a cambiarla. Eppure la gran parte dei notiziari e dei resoconti di ciò che è avvenuto in Parlamento hanno derubricato l’aggressione al deputato del Movimento 5 Stelle Leonardo Donno come rissa. Un po’ come durante il ventennio quando le squadracce fasciste aggredidivano vigliaccamente gli oppositori e polizia e stampa definivano i pestaggi semplici risse, nelle quali le responsablità della vittima e degli aggressori erano pari.
In Parlamento Donno è stato aggredito da una altro deputato, il leghista Igor Iezzi. Le immagini sono lì a testimoniarlo. Solo l’intervento dei commessi ha evitato il peggio e chiaro è stato il tentativo del deputato leghista di colpire con i pugni il collega di minoranza. Un atteggiamento ostentatamente violento di fronte al gesto polemico di Donno di mostrare una bandiera tricolore e di tentare di consegnarla al Ministro Calderoli.
Strana reazione di fronte ad un tricolore simbolo del paese e dell’unità nazionale da parte della Lega, alleata di governo dei “patrioti” di Fratelli d’Italia. Strana e forse rivelatrice dell’inconscio che alberga nei secessionisti della Lega Nord che di fatto, con l’autonomia differenziata, stanno dividendo in due il paese: Nord e Sud, buoni e cattivi, privilegiati ed emarginati.
Ma soprattutto grave è stato l’insulto all’aula che solo pochi giorni fa ha ricordato e celebrato il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti ad opera delle squadracce fasciste. Ogni tentanzione di ridurre a violenza il dibattuito e la polemica politica va stroncato sul nascere con tutta la forza di cui sono capaci le istituzioni, i partiti antifascisti i cittadini democratici.
Una sola risposta è possibile a chi con arroganza e disprezzo della storia e delle vittime del nazifascismo mostra il simbolo della Decima persino nell’aula parlamentare. La democrazia è più forte di ogni tentazione violenta e autoritaria.