Il ricorso contro la “legge Renzi” del 2015 entra nel vivo. Il giorno dopo la conferenza stampa indetta dalle Associazioni e dai tre ricorrenti per annunciare il deposito del ricorso al Consiglio di Stato contro la procedura di selezione del CdA Rai, si apprende che la seduta della Camera di Consiglio è stata convocata il 4 luglio. Sono trascorsi quasi dieci anni dall’approvazione della legge che smentisce palesemente la sentenza della Corte del 1974 secondo cui “gli organi direttivi del Servizio pubblico non devono essere costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente l’espressione esclusiva o preponderante del potere esecutivo”. Eppure, nessuno dei partiti che abbia avuto, in questi anni, responsabilità di governo ha mosso un dito per porre riparo a una norma che viola la Costituzione penalizzando il pluralismo nel dibattito pubblico. Nasce da qui l’idea di mettere un sassolino nell’ingranaggio, di porre all’attenzione della politica una questione resa ancora più ineludibile dalla prossima entrata in vigore del Regolamento europeo per la libertà dei media (EMFA).
Quale che sia l’esito del ricorso nessuno potrà assumere o condividere a cuor leggero decisioni che limitano gravemente la libertà d’espressione. Ne è convinta la squadra, coordinata dal prof. Roberto Zaccaria, che ha dato vita al ricorso: Articolo 21, Slc-Cgil, Infocivica, TvMediaWeb, gli avvocati Giovanni Pravisani e Giulio Vigevani, i ricorrenti Nino Rizzo Nervo, Stefano Rolando e Fabrizio Rossano.