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Nomina CdA Rai. Floridia e Schlein invitano Governo e Parlamento ad attendere l’esito del Ricorso al Consiglio Stato

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Il Ricorso al Consiglio di Stato, promosso da Articolo 21 e altre associazioni, per restituire un profilo di costituzionalità ai criteri di nomina del CdA della Rai, comincia finalmente ad avere una legittimazione istituzionale e politica. La Presidente della Commissione di Vigilanza Barbara Floridia ha dichiarato: “È opportuno che sulle nomine dei membri del CdA Rai si tenga conto della prossima pronuncia del Consiglio di Stato sul ricorso di alcuni candidati. Non è il momento di strappi ed è necessario evitare possibili sovrapposizioni e caos. Non è accettabile che i vertici della TV pubblica vengano nominati sulla base di una legge che contrasta con i principi del Media Freedom Act europeo rendendolo di fatto illegittimo. La riforma della governance è urgentissima”. Dal canto suo, la segretaria del PD Schlein ha affermato: “E’ stato approvato in Ue il Media Freedom Act e il Governo italiano non può non tenerne conto in questa sua occupazione bulimica dell’informazione. l’EMFA prevede una riforma del sistema di governance. Noi vogliamo discutere già adesso di questa riforma con le forze d’opposizione ma anche con quelle di maggioranza”. È da rilevare che queste dichiarazioni vengono fatte a pochi giorni dalla seduta del Consiglio di Stato (4 luglio) che dovrà esprimersi sul ricorso promosso da Articolo 21, Slc-Cgil, Infocivica e TvMediaWeb per contestare la incostituzionalità della “legge Renzi” che attribuisce al governo pieni poteri sul Servizio pubblico. È opportuno sottolineare che l’insostenibilità di questo criterio di nomina non lede soltanto il principio costituzionale del pluralismo politico e sociale sancito dalla Consulta nel 1974, ma incide profondamente sulla gestione dell’azienda, sulla sua autonomia, sulla sua innovazione. Concentrando tutti i poteri sulla figura dell’Amministratore Delegato, espressione dell’esecutivo, è venuta meno quella collegialità, espressione di maggioranza e opposizione, che conferiva all’AD un margine di autonomia dalle pressioni politiche e una maggiore libertà nel definire e attuare piani industriali, linee editoriali, innovazione e certezza delle risorse. Pertanto, il rilancio del Servizio pubblico passa preliminarmente da una governance in linea con il Regolamento europeo per la libertà dei media.

Il ricorso al Consiglio di Stato sta già producendo effetti positivi, indipendentemente dall’esito finale, poiché ha smosso l’inerzia,  lo scetticismo e le pratiche di compromesso informale. Articolo 21, i tre ricorrenti e la squadra di giuristi e avvocati coordinata dal prof. Roberto Zaccaria hanno aperto una breccia nella coltre di rassegnazione che avvolge un Servizio pubblico ridotto ad essere solo una posta in gioco dello scontro politico. Ora spetta ai partiti e ai movimenti riformatori raccogliere il testimone:  Hic Rhodus, hic salta!

(Nella foto la recente conferenza stampa sul ricorso Rai)

 


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