Una chiusura di campagna elettorale originale, diversa, in Georgia, tra coloro che desiderano essere europei. Le motivazioni di questa scelta ce le spiega Davide Mattiello, candidato del Pd nella Circoscrizione nord ovest.
In questa campagna elettorale mi hanno chiesto spesso: cosa è per te l’Europa?
Ecco, per me l’Europa non è un “bottino di guerra”, non è un privilegio da difendere, non è un giardino da recintare. Per me l’Europa è prima di tutto una promessa di pace e quindi di convivenza, di libertà e di corresponsabilità. Non è retorica: è il fondamento della Unione Europea scolpito nella dichiarazione Schuman resa pubblica il 9 Maggio del 1950. La dichiarazione proponeva il “disarmo” dell’economia e quindi la nascita della CECA come unica strada possibile per la pace. I valori che hanno ispirato la dichiarazione Schuman si ritrovano nel progetto federale elaborato dai confinati antifascisti di Ventotene: Spinelli, Rossi, Colorni. Si ritrovano oggi nello spirito con il quale si impegnano migliaia di giovani dentro e fuori i confini dell’UE, lo spirito che animava Antonio Megalizzi ucciso nell’attentato di Natale del 2018, lo spirito che ha guidato l’agire politico di David Sassoli. Questa promessa di pace come una calamita attrae ogni persona libera che si riconosca nei valori costituzionali dell’UE e la UE dal canto suo non può che corrispondere a questo desiderio di apertura e coinvolgimento, salvo contraddirsi radicalmente.
Come rappresentare tutto questo?
Decidendo di concludere la Campagna fuori dal collegio, dall’Italia, dall’Unione Europa in un luogo che rappresenta in maniera plastica proprio questa tensione verso l’UE e dunque verso una certa idea di futuro, cioè la Georgia, Tbilisi e la sua università di Scienze Politiche.
Sono legato a Tbilisi da vent’anni, da quando nel 2004 mi ci recai la prima volta con una carovana di associazioni giovanili torinesi (io allora ero il presidente di ACMOS), che aveva deciso di manifestare concretamente solidarietà ai democratici dell’Europa orientale dopo i terribili fatti di Beslan. Passammo il Natale del 2004 a Beslan e poi, non senza problemi, arrivammo a Tbilisi.
Decidere di concludere la campagna elettorale assumendo il punto di vista di chi guarda da fuori l’UE sperando di farne parte è il mio modo concreto per ribadire il progetto di una Europa costruttrice di ponti e non di muri.
Il 5 di Giugno, al mattino, sarò ospite dell’Università georgiana a Tbilisi, facoltà di Scienze Politiche (GIPA) ed incontrerò docenti, studenti e studentesse.
Come ho imparato nei movimenti nonviolenti: la pace va percorsa.