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L’universo della traduzione secondo Alberto Manguel

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Saggista notissimo, dopo aver tanto scritto sulla lettura e la bibliofilia Manguel non poteva tralasciare una meditazione sulla traduzione, ora pubblicata da Sellerio con un sottotitolo lucente (Note sull’arte della traduzione) ma un titolo allusivo (Il rovescio dell’arazzo), il cui significato si scopre quando appare Don Chisciotte che afferma: tradurre da una lingua all’altra è come guardare il dorso di un arazzo: si riconoscono le figure, ma sono sensibilmente diverse da come appaiono davanti.
Lanciato il tema, il libro si sviluppa a note e frammenti, un brogliaccio a brevi capitoli da cui la traduzione – che ai più sembra tema secondario – sgorga invece come atto che ha dato origine a tutto, anche al nostro essere e sentire. Svela infatti la Legenda Aurea che l’evangelista Marco trascrisse il proprio Vangelo come lo aveva sentito dal maestro Pietro, che a sua volta lo aveva tradotto dalla voce dello Spirito Santo. Eppure il testo – traduzione di una traduzione – è diventato dottrina per i cristiani. Anche se, volendo essere pignoli, un libro è sacro grazie alle parole di cui è composto, e la traduzione dei termini dovrebbe a rigor di termini invalidarne la sacralità…
Il fatto è che al fondo della traduzione c’è un’emigrazione di parole sacre da un luogo a un altro: «Al pari di chi trasporta reliquie, i traduttori spogliano il testo del suo aspetto esteriore e lo trapiantano nel terreno della propria lingua». Le disposizioni di partenza e di arrivo sono però differenti: la traduzione è un mondo affine all’originale ma fatalmente diverso, e inutile sembra l’affanno di tutti coloro che hanno tentato di «ottenere una versione riuscita, vale a dire il più vicina all’illusione dell’originale».
Tradurre sembra perciò un inevitabile gesto di tradimento, ma infine conta che il lettore si trovi a proprio agio, secondo la teoria propugnata nel 1861 da Francis William Newman, secondo cui «il lettore dovrebbe dimenticare del tutto che è una traduzione e cullarsi nell’illusione di leggere un’opera originale». Confesso che questa è la sensazione che anche io mi attendo: una traduzione deve donarmi la sensazione che stia leggendo un’originale. E come accade a tutti, anch’io dimentico che alle spalle dei libri tradotti – anche se in copertina appaiono solo i nomi degli autori – ci sono dei traduttori: «Silenziosamente, umilmente, diligentemente, sono loro a invitare nella nostra lingua le opere nate oltre le mura della città».
Non ci resta allora che essere grati ai traduttori come a forze segrete della natura: sono le più efficaci, anche se non si vedono.

Alberto Manguel, Il rovescio dell’arazzo. Note sull’arte della traduzione, Palermo, Sellerio, 2024

L’universo della traduzione secondo Alberto Manguel


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