In un contesto che vede il giornalismo d’inchiesta sotto attacco, nel mondo e in Italia, a dieci anni dall’uccisione di Andrea Rocchelli e Andrei Mironov, avvenuta a Sloviansk nel Donbass il 24 maggio 2014, il docufilm di Borello e Sceresini è un esempio di ricerca accurata, difficile, perseguita con competenza e professionalità. L’inchiesta riprende, consolida e arricchisce con dati fondamentali quanto è stato accertato in anni di indagini e da un processo in tre gradi di giudizio e cioè la responsabilità delle forze armate ucraine, esercito e Guardia Nazionale, nell’attacco deliberato contro civili inermi, volto a eliminare i fotoreporter.
Il film fa emergere nomi e cognomi, in particolare per quanto riguarda la catena di comando di quella 95a Brigata Aviotrasportata dell’esercito che, impegnata nel maggio 2014 a presidiare la collina Karachun a Sloviansk, divenne protagonista della riconquista armata nei mesi successivi di quel territorio, già controllato dalle forze separatiste filorusse.
Interviste al fotografo francese William Roguelon, sopravvissuto fortunosamente all’attacco, e testimonianze raccolte tra ex-militari dell’esercito ucraino sono il leit-motiv del docufilm, consentendo di aggiungere nuovi tasselli alla conoscenza dei fatti e di aprire prospettive di approfondimento all’indagine giudiziaria.
Gli autori, a ragione premiati al DIG di Modena per la qualità del loro lavoro, hanno pagato un prezzo non lieve per questa loro ricerca: vale la pena di ricordare che nel febbraio 2023 le autorità di Kiev hanno privato degli accrediti stampa i giornalisti Andrea Sceresini e Alfredo Bosco che si trovavano in Ucraina per documentare il conflitto. Il provvedimento, bloccandone l’attività nel paese, li costrinse a rientrare configurandosi come una violazione grave della libertà di stampa.
Per tutte queste ragioni l’appuntamento proposto dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, con la proiezione de La disciplina del silenzio è un’occasione da non perdere.