Ministri, sottosegretari e persino l’intero partito di Fratelli d’Italia, inteso come persona giuridica, spostano il tiro, anzi cambiano la sede delle azioni legali intimidatorie contro l’informazione, o meglio contro alcuni giornalisti. La querela per diffamazione a mezzo stampa non è più di moda, almeno non nel Governo. Querele per diffamazione sono state depositate contro Roberto Saviano, contro il direttore e i cronisti de Il Domani Giovanni Tizian e Nello Trocchia da parte di ministri in carica e dalla stessa presidente del consiglio, Giorgia Meloni, quando era un semplice membro del Parlamento. L’elenco è molto lungo sia degli autori delle querele che dei destinatari. E questi sono solo gli esempi più famosi insieme alle decine di querele per diffamazione “collezionate” dalla redazione di Report e dal direttore Sigfrido Ranucci. Ma forse il dibattiti in corso, insieme agli esiti delle azioni legali penali (per oltre il 90% vanno ad archiviazione o ad assoluzione) ha fatto mutare strategia a parlamentari e ministri. E dunque sono passati alla citazione in sede civile con richiesta di risarcimento del danno, la cui entità viene quantificata da chi avvia l’azione. Non può essere solo un caso se nelle ultime settimane Giulio Cavalli e il quotidiano La Notizia hanno ricevuto una sfilza di citazioni per danni relative ad articoli che avevano pubblicato anche altre testate, che rispondono a fatti veri e che sono di interesse collettivo. Queste connotazioni sarebbero infatti scriminanti in sede di accertamento della responsabilità penale, mentre davanti al giudice civile non è così e nemmeno gli strumenti di difesa sono gli stessi, senza considerare che un processo civile può durare anche più di dieci anni, periodo nel quale il giornalista e la testata sono ricattabili. Nella riunione di Articolo 21 Giulio Cavalli ha riportato la sua testimonianza circa il fatto che negli ultimi sette mesi sono state avviate azioni civili contro di lui dal capogruppo di Fratelli d’Italia Foti, dal sottosegretario Bignami, dal sottosegretario Fazzolari, dal ministro Valditara , che, addirittura, ha inviato alla redazione una rettifica contenente un’affermazione falsa. L’azione legale di risarcimento danni avviata dal partito di Fratelli d’Italia nelle ultime ore contro il giornalista Giorgio Mottola di Report è “solo” l’ulteriore conferma di un cambio di passo e anche di un cambio di giudice competente. Le richieste di risarcimento del danno sono più perniciose perché riducono la valutazione dell’articolo all’esame solo del giudice in un contraddittorio tra le parti che in genere prevede solo atti scritti, ossia non è prevista la valutazione di un pubblico ministero che, spesso, nelle querele penali chiede l’archiviazione. Tuttavia questa strada furba e minacciosa delle azioni civili potrebbe rivelarsi un boomerang, poiché mentre in sede penale non è prevista, con le leggi attuali, una “sanzione” nel caso in cui il giornalista venga assolto dalla querela infondata, il giudice civile può dichiarare espressamente la temerarietà dell’azione e applicare a chi l’ha promossa sia una multa per lite temeraria appunto (ossia un procedimento avviato con la consapevolezza che era infondato), sia l’attribuzione delle spese di giudizio a chi ha messo in moto il meccanismo della giustizia inutilmente. Va detto che questo tipo di sentenze civili sono in aumento e forse davvero sono una speranza contro l’odioso fenomeno tutto italiano di inseguire i giornalisti che scrivono notizie vere, seppur scomode o sgradite specie ad alcuni.
(Foto tratta dal profilo X di Giulio Cavalli)