Dopo aver ripercorso i tragici fatti del G8 del 2001, aver riflettuto sulla propaganda di Göbbels, atroce fino alla fine, e averci raccontato i Mondiali del ’34, senza gloria in quanto fascistissimi e infarciti di episodi tutt’altro che commendevoli, compresi alcuni clamorosi “errori” arbitrali a favore degli Azzurri, Giovanni Mari torna in libreria per narrare una storia quasi dimenticata eppure importantissima. “Assalto alla fabbrica”, edito da People, ripercorre infatti la giornata del 16 giugno del ’44, quando i fascisti della Repubblica Sociale Italiana consegnarono quasi millecinquecento operai genovesi ai nazisti, i quali li deportarono in Germania per farne sostanzialmente degli schiavi al loro servizio. Dopo un viaggio disperato, a bordo di vagoni piombati, giunsero a Mauthausen, dove vennero costretti a lavorare, in condizioni disumane, nell’industria militare del Reich.
Il motivo di tanto accanimento era duplice: procurarsi manodopera specializzata a bassissimo costo ma, soprattutto, stroncare quel movimento di Resistenza che, attraverso scioperi, agitazioni, sabotaggi e attività politica di varia natura, avrebbe comunque sconfitto la barbarie, consentendo a Genova di liberarsi autonomamente il 24 aprile del ’45, un giorno prima del discorso di Pertini a Milano da cui deriva la più importante fra le nostre feste nazionali.
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