In un sondaggio abc/ipsos di inizio maggio il il 16 per cento dei sostenitori di Trump ha dichiarato di essere pronto a riconsiderare la propria scelta di voto in caso di condanna e il 4 per cento ha detto che in quel caso il candidato repubblicano perderebbe certamente il suo voto. Percentuali minime ma che sommate a quelle degli indecisi e dei repubblicani moderati ( ce ne sono ancora non fra gli eletti ma fra gli elettori) potrebbero rivelarsi decisive nel voto di novembre. Un piu’ recente sondaggio della pbs , citato dal new york times , minimizza invece e gli effetti elettorali della sentenza e al contrario, ma era prevedibile , i media vicini a Trump suonano la grancassa della sentenza boomerang che avrebbe come unico effetto il consolidamento della teoria del candidato “Martire” vittima di una magistratura politicizzata. Aldilà delle speculazioni politiche di segno opposto va rilevato che il sistema giudiziario americano ha dimostrato , superando immani difficolta’ ,che nessuno e’ aldisopra delle legge negli Stati Uniti. In ogni caso gli altri ,e ben piu gravi procedimenti nei confronti dell’ex presidente(assalto al parlamento, interferenza nel processo elettorale e diffusione di documenti segreti) andranno avanti anche se quelle sentenze sono attese dopo il voto. Sono pero’ due piani separati che sarebbe sbagliato sovrapporre. Trump può essere sconfitto solo sul piano politico non su quello giudiziario. E il verdetto elettorale dovra’, auspicabilmente, essere numericamente netto.
A New York si sono pronunciati su Trump dodici giurati, ma il verdetto decisivo sara’ quello dei milioni di elettori americani a novembre.
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