Sta per scoccare il centenario del sequestro e dell’uccisione di Giacomo Matteotti e molte biografie sono apparse a stampa in questi mesi con il condiviso e condivisibile obiettivo di sottrarre la sua personalità complessa e ricca di spunti allo stereotipo del martire e dell’eroe. Non perché Matteotti non sia stato un oppositore coraggioso, precocemente consapevole della natura eversiva del fascismo e appunto perciò entrato nel mirino della violenza fascista, ma perché l’aureola della vittima sacrificale finisce per distogliere l’attenzione dal percorso reale di quei suoi 39 anni, intensamente vissuti negli affetti familiari e nella passione politica, negli studi giuridici e nel dibattito politico italiano e internazionale.
Eppure c’è chi trova che studiare Matteotti e discuterne idee e scelte sia pericoloso perché –come si legge in un documento a firma del sindaco di Maserà (Pd) – costituisce un’attività dai contenuti informativi “non neutrali” e come tale vietata in periodo di campagna elettorale.
La provincia italiana non cessa di riservarci sorprese tra il comico e il grottesco e la cittadina di Maserà, già salita all’onor delle cronache perché pervicace nel mantenere la cittadinanza onoraria conferita nel Ventennio a Mussolini, ora, secondo il sindaco, dovrebbe rinunciare a discutere del bel libro di Mimmo Franzinelli, Matteotti e Mussolini. Vite parallele dal socialismo al delitto politico, Mondadori 2024. Certo il volume di Franzinelli non è neutrale, è rigoroso e criticamente fondato, prende posizione per Matteotti e non legittima chi ha sequestrato, pugnalato il deputato socialista e ne ha alla fine abbandonato il corpo martoriato alla macchia della Quartarella.
E invece, come il sindaco di centrodestra di Maserà, c’è ora, 100 anni dopo, chi pensa che si debba fare un po’ di par condicio anche nel caso di Matteotti e difendere la banda della Ceka, i sicari, i conniventi, i mandanti negli alti vertici del fascismo fino a Mussolini che alla fine si assunse la responsabilità morale dell’assassinio? Ma davvero siamo arrivati a questo punto?
A quando la riabilitazione dei sicari e mandanti dell’assassinio dei fratelli Rosselli? E’ questo il tema di un altro esemplare volume di Franzinelli, rigorosamente documentato e, anche questo, non neutrale, almeno non nel senso sopra indicato.
Possiamo illuderci che l’episodio di Maserà sia una goffaggine marginale e poco rappresentativa del clima che viviamo o conviene raccordare anche questo episodio alla ricca casistica di distorsioni storiche che nell’ultimo anno e mezzo certificano le difficoltà della destra italiana a confrontarsi con la storia come scienza e in particolare a fare i conti con il passato dell’Italia fascista?