Porte chiuse dal Governo agli osservatori europei sulle censure in Italia. Ora le raccomandazioni urgenti

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Non era dovuto. Nessuno poteva obbligare il Governo né la maggioranza politica del Parlamento ad incontrare la delegazione europea che si è catapultata (letteralmente) in Italia, preoccupata delle aggressioni alla libertà di informazione. In fondo si tratta di un argomento scomodo, ma non tangibile come, invece, sono i ponti che crollano o gli arresti per corruzione. E poi: cosa avrebbero potuto controdedurre gli esponenti del Governo alla mole di querele che essi stessi hanno messo in campo contro i giornalisti che pubblicano articoli su azioni quantomeno imbarazzanti dei ministri medesimi? Insomma ce ne sono di motivazioni per le quali il consorzio Mfrr in Italia ha trovato molte porte chiuse. Dunque non è andata bene l’ispezione del gruppo di osservatori indipendenti che fanno parte di organizzazioni di tutela della libertà dei giornalisti in Europa. E le porte chiuse, gli appuntamenti mai fissati, il silenzio del Governo, nonché di parte del lungo codazzo di media che fa da eco, sono esattamente la prova migliore di quanto denunciato nei mesi scorsi e che ha convinto il Consorzio Media Freedom Rapide Response a venire in Italia con tre mesi di anticipo rispetto al previsto. Nella conferenza stampa che si è tenuta venerdì presso la sede dell’Ordine nazionale i rappresentanti del Consorzio hanno sottolineato più volte la scarsissima attenzione del Governo e della maggioranza dei parlamentari verso la missione.
La conferma che le cose non vanno bene l’ha fornita in apertura dei lavori la segretaria del Cnog, Paola Spadari: “Nell’ultimo anno non abbiamo fatto altro che richiamare l’attenzione su nodi cardine come la governance della rai, le agenzie di stampa, le querele temerarie che è un nostro cavallo di battaglia da anni. Poche ore fa il Consiglio Nazionale ha approvato un documento che richiama l’attenzione sui temi della giustizia, sulla diffamazione e sul carcere per i giornalisti che consegniamo oggi ufficialmente alla delegazione del consorzio”.

Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi ha ringraziato i delegati “per aver compreso l’urgenza di un intervento in Italia, che poi riassume tante emergenze, dall’elezione del nuovo cda  Rai in base ad una legge che viola le norme dell’Emfa (European Media Freedom Act) come il finanziamento pubblico, all’agenzia Agi, alle leggi bavaglio proposte ma anche a quelle già approvate e mi riferisco al decreto Cartabia. Sono norme introdotte invocando la direttiva europea sulla presunzione di innocenza ma che, in realtà, impattano sulla libertà dei giornalisti e questo non è scritto da nessuna parte”. Di Trapani ha anche fatto rilevare come il muro di silenzio del governo abbia ricompattato la categoria, come era accaduto nel recente sciopero della rai, “poiché si è capito che questa non è una battaglia di parte ma di civiltà e democrazia e quindi riguarda tutti”.

Nel corso dell’incontro vari delegati, tra cui David Diaz Jogeix, senior director of Programmes di Article 19 Europe, Renate Schroeder, direttrice di European Federation of Journalists, Sielke Kelner, redattrice e advocacy officer di Obc Transeuropa, hanno ribadito la preoccupazione per la vendita di Agi, di proprietà di una società pubblica statale, ad un parlamentare della maggioranza che detiene già altre testate poiché esiste un rischio concentrazione. “Abbiamo inoltrato una serie di inviti a rappresenti di governo, siamo dispiaciuti di non aver incontrato nessuno della maggioranza, abbiamo incontrato Agcom e Piero Luigi Mazzella che rappresenta governo italiano al consiglio d’Europa.  – ha detto Sielke Kelner – E’ stato importante incontrare i rappresentanti UsigRai durante la loro manifestazione perché ci ha consentito di sentire la loro voce e le tante voci di sostegno che arrivano dalla società civile”.

“La nostra missione ha confermato l’urgenza di essere in Italia in questo momento, i giornalisti ci hanno detto che vivono una precarietà che rende il loro lavoro più difficile. In particolare siamo preoccupati che la Rai sia condizionata dalla politica e che non si tenga ancora conto dell’Emfa. La legge varata un mese fa sarà attuativa ad agosto 2025 ed entro quella data va uniformata la normativa nazionale. L’articolo 52 dell’Emfa parla espressamente delle nomine nel servizio di informativo pubblico (come la Rai)”, ha detto Renate Schroeder.

“Abbiamo seguito sviluppi allarmanti riguardo la potenziale acquisizione di Agi da parte del gruppo Angelucci che già controlla diversi giornali. Ciò confligge con l’articolo 6dell’Emfa, che riguarda l’indipendenza editoriale. Chi ha interessi significativi deve dichiararlo. In passato abbiamo scritto molti rapporti che mostrano come la cattura dei media possa prendere forme diverse inclusa l’acquisizione di media privati da parte di soggetti con interessi politici. La nostra posizione è che non si debba vendere l’Agi ad Angelucci. Teniamo in considerazione il fatto che il futuro della democrazia italiana dipende dal quadro dei media liberi e indipendenti”, ha sottolineato Beatrice Chioccioli, advocacy Officer Europe di International Press Institute.

Queste le raccomandazioni all’Italia fatte dal Consorzio a conclusione della missione italiana e per riportarla in linea con gli standard dell’Unione Europea ed internazionali:
1)avviare la riforma legge Renzi, che possa essere esaustiva e in linea con articolo 5 dell’Emfa, teso a permettere che il cda sia indipendente e vi sia un finanziamento e risorse adeguati
2) Adeguarsi all’ Emfa entro agosto 2025
3) Approvare una riforma della legge sulla diffamazione in linea con direttiva anti slapp dell’Ue e con le raccomandazioni Ue. Per le slapp si esorta il decisore italiano a prevedere la definitiva depenalizzazione della diffamazione con l’auspicabile introduzione di una norma che prevede l’inversione dell’onere della prova e che ci sia un tetto massimo delle richieste economiche in sede civile.
4) Sulla vendita dell’Agi si ritiene che essa sia in contrasto con l’articolo 6 dell’Emfa.


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