“Tanto non passerà mai..”. Così un amico ha liquidato la proposta del ministro Matteo Salvini di sanzionare con pene sino a venti anni di carcere qualsiasi protesta contro le opere di interesse pubblico, a partire dal Ponte sullo stretto, che di pubblico ha davvero poco.
Queste proposte servono a creare un certo clima, si intrecciano con le manganellate contro gli studenti, il fermo dei cronisti, le querele bavaglio notificate alle quattro del mattino, l’assalto ai diritti delle donne, i vigilantes nel consultori, il tentativo di spiantare le radici antifasciste della Costituzione.
Sbaglia chi pensa che le molestie e le provocazioni riguardino singoli gruppi o categorie.
Non hanno nel mirino solo i giornalisti, i magistrati, le donne, gli studenti, gli insegnanti, i sindacati, la Chiesa di Francesco, le ong, il Parlamento, ma chiunque abbia nel cuore la Costituzione antifascista.
Hanno nel mirino chi si oppone al “cambio di narrazione”, non accetta l’inversione dei ruoli tra boia e vittima, non tollera che i fascisti processino gli antifascisti e che i mafiosi equiparino i collusi e i complici ai Falcone e ai Borsellino.
Le vittime di questa aggressione sono tante, la maggioranza della popolazione, ma sono divise tra loro, spesso non si sopportano reciprocamente, preferiscono la sconfitta del vicino alla lotta contro un nemico che ci ha già portato oltre l’Ungheria.
Noi di Articolo 21, a costo di passare per ingenui testimoni di un tempo passato, preferiamo arrivare ultimi, ma insieme a quanti hanno ancora nel cuore la Costituzione.
Qualsiasi altra pregiudiziale va accantonata senza esitazione.
Per questo siamo stati oggi a Napoli, con Vincenzo Vita, alla grande manifestazione “La via maestra”. Per questo riteniamo non più rinviabile una grande iniziativa nazionale che metta insieme oscurati, manganellati, imbavagliati.