Milano e la sua modernità, Milano e le sue donne, Milano e le sue contraddizioni. È sempre stata così, quella che nel dopoguerra abbiamo ribattezzato “Capitale morale”, contrapponendola alla “Capitale corrotta”, ossia quella Roma della politica, degli interessi, dei punti oscuri, delle lobby e delle logge, di un certo malaffare e delle stratificazioni criminali che, purtroppo, anche nelle stagioni più esaltanti, ne hanno minato non certo il fascino eterno ma sicuramente la vivibilità. Ora di quella Milano è rimasto assai poco, e ancor meno si è conservato della memoria di personalità come Anna Kuliscioff, Ersilia Bronzini e Alessandrina Ravizza, fra le protagoniste di “Cenere”, il nuovo romanzo di Tiziana Ferrario. Eppure, quella città progressista, socialista e avanti di mezzo secolo rispetto al resto del Paese, a cominciare dalla difesa dei diritti delle donne e dalla rivendicazione di un loro pieno protagonismo politico e sociale, rivive in queste pagine, fornendoci l’impressione di essere anche noi un po’ figli di quella storia. E allora si dirada la cenere, si pulisce il cielo e resta la Rivoluzione industriale di inizio Novecento che, proprio come quella che stiamo vivendo oggi, ha mutato per sempre il corso degli eventi. All’epoca, favorendo le aggregazioni, adesso le solitudini. È racchiusa in questo contrasto la necessità di un libro del genere. Per riflettere su ciò che siamo stati, nel bene e nel male, su ciò che siamo diventati e su ciò che potremmo ancora essere.
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