L’uccisione di Peppino Impastato e i novelli Badalamenti

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Ricordiamo oggi Peppino Impastato, fatto saltare in aria dalla mafia a Cinisi il 9 maggio 1978, e non c’è niente di più vero che quella fu l’inizio della notte buia della nostra Repubblica. Il terrorismo e non solo il terrorismo uccidevano a Roma Aldo Moro uno Statista che mai avrebbe permesso le degenerazioni criminali della Politica e delle istituzioni Parlamentari, la mafia e non solo la mafia ammazzavano in Sicilia Peppino Impastato che mai avrebbe scelto il silenzio dinanzi alle commistioni criminose e criminogene che in quegli anni ’70 stavano prendendo forma. Peppino Impastato lo aveva ben compreso come Cosa nostra era riuscita già a infiltrarsi nel tessuto sociale. Capo mafia del suo paese era stato non un porta coppole e lupare, ma un medico, stessa cosa era già successa a Castelvetrano, a Cinisi comandava chi aveva i soldi, i piccioli li chiamano ancora da queste parti, e don Tano “seduto” Badalamenti i soldi se li era fatti con la droga, il narcotraffico con gli usa e con il preteso rispetto. E dentro ai Palazzi era la sua sola voce che si doveva sentire. Ovviamente la voce di Peppino Impastato che veniva fuori dalla sua radio fatta in casa dava fastidio. Ma questa più una storia che oramai tanti conosciamo.

La questione che vogliamo dire oggi è un’altra. E cioè che aprendo gli occhi e facendo funzionare bene le orecchie, ci accorgeremo che di don Tano Badalamenti in giro ce ne sono tanti e a mancare sono i cronisti come Peppino Impastato. Don Tano “seduto”, quello dei nostri giorni, non ha più tra le mani armi ed esp0losivi, ma maneggia ancora tanti piccioli. Per zittire le voci, che come ieri resta l’obiettivo di oggi dei tanti Tano Badalamenti (mafiosi) che ci sono in giro, ci sono altre strade. Dapprima le famose querele temerarie, adesso arriva il bavaglio imposto in nome della legalità. Bavaglio imposto per legge e se gli irriducibili Impastato che ci sono ancora in giro sono proprio testardi, come lo fu Peppino, ecco che può scattare anche il carcere. E se carcere non può essere, perché un giudice a Berlino c’è il pericolo, per i Badalamenti, che questi Impastato possono trovarlo, ecco che scattala sanzione pecuniaria, 50 mila euro in un sol colpo. Ecco quindi i novelli Badalamenti, uno per uno, seduti nei banchi della maggioranza parlamentare di questo 2024. Stanno schiacciando la legalità, quella sancita dalla Costituzione, e magari oggi qualcuno di loro avrà anche la faccia tosta di ricordare Peppino Impastato e Aldo Moro.

Noi da quella notte del 9 Maggio 1978 non siamo ancora usciti, e non tutti ce ne vogliamo rendere conto. Noi una idea precisa l’abbiamo. Questi sono tempi in cui le mafie e non solo le mafie, la politica criminale, hanno maggiori possibilità di fare affari commettendo reati, per cui raccontare, scrivere, parlare, e qualcosa che ci viene naturale fare, è un dovere prima che un diritto. Noi vogliamo togliere dalle mani di certuni, e in particolare di coloro i quali siedono nei banchi del Governo, da Roma a Palermo, andata e ritorno, quel poliedro fatto di pezzi, immagini, superfici, dove ognuno ha un ruolo che si somma agli altri, e come diceva il buon Totò, è la somma che fa il totale, ma in questo caso il risultato sono quelle commistioni i cui effetti si sovrappongono ai delitti di quel 1978. Le armi tacciono, basta un codicillo per inserire una norma che proibisce ai magistrati di indagare e ai giornalisti di scrivere, le mafie si sono date una sorta di calibratura rispetto ai propri interessi, a reagire non poi così in tanti. Ma mai disperare, c’è la possibilità che si possa essere di più. È bene che lo sappiano i nostri ministri a cominciare dalla giovane Premier, che ci pare che qualcuno dei suoi alleati vuol buttare giù da Palazzo Chigi, e certi parlamentari della maggioranza e di quella finta opposizione sotto il nome di Azione e Italia Viva. Sono loro quelli che vogliono il bavaglio e il carcere per i giornalisti, in un periodo in cui dal carcere stanno uscendo decine e decine di mafiosi e non sono i mafiosi presunti tali delle misure cautelari, ma quelli che hanno scontato le pene e che siccome in cella sono stati buoni e bravi, hanno ottenuto gli sconti di pena. Ai giornalisti invece niente benevolenza, per chi vuol fare il giornalista giornalista sono pronte le bacchettate sulle mani, per chi si adegua qualche concessione è prevista, se poi questi ultimi vogliono lavorar comodo ecco disponibile l’intelligenza artificiale fornita per legge. Caro Peppino, e Caro esimio Presidente Moro, questo sta già accadendo. Ma che vi diciamo a Voi, per Voi niente di nuovo, vi hanno ucciso perché già sapevate che tutto questo sarebbe accaduto.


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