Chiunque abbia ancora un solo dubbio sulle ragioni dello sciopero indetto per domani dall’Usigrai legga il comunicato aziendale e comprenderà subito la posta in gioco: la costituzione, l’autonomia del servizio pubblico, la dignità professionale.
Le parole usate dai vertici, piazzati dalla destra al governo “sciopero politico e ideologico” sono le medesime che il governo usa contro gli altri sindacati, il diritto di sciopero, il pensiero critico.
Sono la dimostrazione che la Rai è diventata Telemeloni, come sostengono anche le principali agenzie internazionali che si occupano di libertà di informazione.
Mai sciopero è stato più intriso di passione “costituzionale e aziendale”
Il servizio pubblico discende dalla costituzione e dal contratto di servizio, pensiero critico e pluralismo ne sono la radice, e questa radice è stata tagliata.
Questo gruppo dirigente ha favorito la fuga dei migliori talenti, ha consentito il primato di Mediaset, ha alimentato la concorrenza.
Per questo si tratta di uno giusta e doverosa protesta “aziendalista” a difesa di un bene comune.
Chi sta lavorando per boicottare, vuole colpire il diritto di sciopero alla viglia di un piano di ristrutturazione adeguato alla riduzione degli ascolti, alla diminuzione delle entrate, al tracollo della immagine, alla fuga di spettatrici e spettatori.
Naturalmente quanto sta accadendo determinerà l’ulteriore discesa nei rapporti internazionali con la conquista dell’ultimo posto nell’Unione europea, dopo l’Ungheria.
Chi ora se la ride e spara alle spalle dell’Usigrai presto scoprirà che sta segando il ramo sul quale sta appollaiato, ma quando griderà per chiedere aiuto non troverà più nessuno.