Una stampa libera significa cittadini liberi. Di sapere e di formarsi un’opinione. Sembrerebbe un concetto scontato. E invece non lo è. Lo dimostra il triste piazzamento dell’Italia, 41° posto, nel panorama della libertà di stampa. Un caposaldo della democrazia, la libertà dei giornalisti e quindi dei cittadini lettori, telespettatori, ascoltatori è minato da chi vede nell’informazione una minaccia all’esercizio del potere. In questo momento in Italia ci sono almeno 20 giornalisti che sono costretti a vivere sotto protezione delle scorte perché rischiano la loro vita; in questo momento in Italia le querele temerarie vorrebbero limitare la libertà di espressione di giornalisti e intellettuali; in questo momento in Italia si pensano leggi bavaglio per chi, per mestiere, si batte contro tutti i bavagli; in questo momento in Italia la Rai è sottoposta ad un controllo editoriale senza precedenti e senza il minimo imbarazzo, dentro l’azienda e fuori dall’azienda, grazie anche a norme legislative che hanno sempre più sottoposto il servizio pubblico al controllo del Governo anziché del Parlamento.
In questo momento nella civilissima Europa un giornalista, Julian Assange, è imprigionato in un carcere di massima sicurezza inglese non per aver mentito all’opinione pubblica, ma per aver rivelato verità su crimini di guerra che un abusivo “segreto di stato” avrebbe voluto tenere nascosti per sempre.
Mai come in questo momento la libertà di stampa è un principio democratico severamente minacciato. L’assenza di una legge sul conflitto di interessi ha fatto sì che sfuggisse ad ogni legittimo controllo l’accentramento in mano a pochi di troppe testate giornalistiche, e la mancata riforma dell’accesso alla professione sta causando un numero sempre maggiore di contratti precari nell’informazione. E il precariato significa sempre, nel mondo del lavoro, un indebolimento dei diritti. In una redazione l’indebolimento dei diritti si traduce in un indebolimento della libertà del giornalista.
L’articolo 21 della Costituzione italiana è uno dei pilastri fondativi della nostra democrazia. Va difeso e soprattutto attuato, reso vivo e non lettera morta come qualcuno vorrebbe. La battaglia dei giornalisti per la loro libertà è una battaglia per la libertà di tutti. Il sogno di ogni cittadino autenticamente democratico è quello di entrare in un’edicola, reale o virtuale, ed avere a disposizione tante testate quante sono le opinioni, le aree culturali, le idee alle quali una società autenticamente pluralista non può e non deve rinunciare. Il sogno di ogni cittadino autenticamente democratico è quello di accendere la Tv e la radio e di sentire rappresentate tutte le opinioni. Soprattutto quelle che non condivide. Ma soprattutto il sogno di ogni cittadino autenticamente democratico è quello di poter avere il racconto della realtà, tutta la realtà, attraverso la penna, il microfono e la telecamera dei testimoni di quella realtà. Che sono i giornalisti, come ci ricorda Enzo Biagi.