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Julian Assange, un eroe che rischia il martirio

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Distruggere Assange. Per farla finita con la libertà d’informazione”: Non è uno slogan a sostegno del coraggioso, eroico giornalista australiano; è il titolo di un libro appassionato e documentatissimo scritto da una giovane giornalista free lance sarda che da anni vive a Londra, Sara Chessa.

L’Arci di Guspini, storico paese operaio della provincia di Cagliari, ha scelto proprio la vigilia della giornata mondiale dedicata alla libertà di stampa per organizzare, con la collaborazione del presidio sardo di Articolo 21, la presentazione del volume edito da Castelvecchi. In 251 pagine il testo propone un’attenta ricostruzione delle violenze illiberali, delle falsità, delle violazioni legali commesse dagli Stati Uniti (con la silenziosa complicità di governi amici ed alleati, che, ad eccezione dl cancelliere tedesco Scholz, non sono mai intervenuti neppure per far ragionare il potente Stato – da sudditi più che da pari grado -) per colpire duramente Assange accusandolo di spionaggio per il lavoro da giornalista libero svolto per WikiLeaks.

La gravità di quanto è accaduto e rischia di aggravarsi ulteriormente è descritta con durezza nell’introduzione al libro curata dal docente di filosofia Antonio Cecere. Scrive, tra l’altro: “Julian è, oggi, il corpo flagellato della crisi della coscienza liberale di quel ‘mondo libero’, delle ‘democrazie occidentali’, che son sempre pronte a scatenare ‘guerre sante’ in nome dei diritti umani e della libertà dei popoli, negando così la stessa idea cosmopolitica di umanità”.

Aver scovato e pubblicato le bugie dette dai militari e dai loro complici politici sulle guerre in Iraq e Afghanistan, conflitti decisi e attuati sotto la vergognosa dichiarazione di ‘voler esportare la democrazia’, ha scatenato l’ira di quanti, nel mondo, non vogliono che si conosca la verità sui veri interessi che spingono allo scoppio e al continuo proliferare delle guerre in tante parti del mondo, come avviene oggi in Ucraina e in Medio Oriente.

Contro i silenzi omertosi e pericolosi, scrive Sara Chessa, si muove oggi una vasta risposta popolare che si batte per un’idea veramente democratica di civiltà.

In testa a questa grande mobilitazione c’è sicuramente l’Australia che con l’80 per cento dei cittadini e con il suo Primo Ministro Anthony Albanese chiede a gran voce la liberazione di Assange. E non è un caso se proprio la testata Indipendent Australia ha chiesto fin dal 2019 a Sara Chessa di seguire tutte le fasi del processo che si tiene a Londra e che il prossimo 20 maggio proporrà una nuova udienza dalla quale dovrebbe essere emessa la sentenza sulla forte e continuamente ribadita richiesta di estradizione presentata dal governo degli Stati Uniti.

Sara Chessa ha dichiarato a Guspini di non sentirsi molto ottimista sulla positiva conclusione di una battaglia che è la più feroce violazione dei diritti umani tutelati fin dal 1948 dall’Onu e poi acquisita in tante altre Costituzioni degli Stati. L’assemblea di Guspini, molto coinvolta anche emotivamente dal racconto ha proposto, collegandosi a tante altre iniziative analoghe svoltesi in Italia negli ultimi mesi – come ricordato da Articolo 21 – che il consiglio comunale della città si riunisca per conferire a Julian Assangre la cittadinanza onoraria e per approvare un documento a suo sostegno.

Sara Chessa ha concluso ricordando quante testimonianze libere si sono offerte in difesa di Assange ed ha riassunto la commovente intervista che le ha rilasciato il padre di Julian, John Shipton, trascritta nel volume.

Un libro, questo di Sara Chessa, fatto di date precise, ma anche di persone e di speranza, una narrazione completamente libera da condizionamenti ed alternativa che offre ai lettori la conoscenza approfondita e autentica di questa ignobile, vergognosa pagina della storia dell’Occidente.


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