Sta tutta nel titolo del libro che racconta il lavoro di Andrea “Andy” Rocchelli l’essenza del fotogiornalismo.
Presentato a Torino, alle Gallerie d’Italia, nella sala immersiva, le foto di Andy hanjo avvolto, coinvolto e travolto il pubblico. Un lavoro impreziosito dal filmato curato da Arianna Arcara e dal collettivo Cesura di cui Andy faceva parte. Un video che racconta non solo attraverso le foto, ma anche con gli appunti e gli audio il racconto delle vittime dei conflitti, degli ultimi. Andy non solo fotografava, ma intorno ad ogni scatto raccoglieva molto altro. E i suoi compagni del collettivo Cesura hanno voluto e saputo valorizzare questo archivio. È appunto il valore della testimonianza. Il valore di andare incontro alle persone, ascoltarle e dar loro voce non solo con le istantanee.
Il collettivo Cesura continua a portare avanti un lavoro importante. E i giornalisti freelance sempre piu spesso si riuniscono e fondano collettivi, perchè forse è rimasto l’unico modo contro ogni bavaglio, contro ogni censura, contro ogni forma di controllo dell’informazione sempre piu polarizzata.
Andy voleva solo raccontare la verità che stava accadendo in Donbass. È stato ucciso dall’esercito ucraino il 24 maggio 2014. Insieme a Rocchelli quel pomeriggio c’erano l’attivista dei diritti umani ed interprete Andrei Mironov – anch’egli rimasto ucciso nell’attacco –, il fotoreporter francese William Roguelon e un autista locale.
Andy aveva un talento: quello di porsi dalla parte della gente,
scegliendo un punto di vista laterale,
facendosi carico di chi è più debole,
di chi non ha voce, di chi sta ai margini.
Il libro è edito da Contrasto. A introdurre le immagini di Rocchelli sono i testi dei giornalisti Mario Calabresi e Michele Smargiassi.