Solo al mio amico Lucio Pellegrini poteva venire in mente, di questi tempi, di dire la verità, ossia che Guglielmo Marconi, genio che tutto il mondo ci invidia, è stato sì fascista, aderendo al regime e facendosi anche ben finanziare da esso, ma a un certo punto ne ha preso eccome le distanze. Perché Marconi, al pari di Fermi, Einstein e altri miti di quell’epoca, era fermamente contrario alla guerra, all’uso improprio della scienza e alla barbarie che stava dilagando ovunque nel mondo. Anche per questo subì non poche pressioni dal Regime, affinché mettesse le sue invenzioni al servizio non dell’umanità, come sogna di fare ogni scienziato degno di questo nome, ma della sua esatta negazione. Ovviamente si rifiutò, riuscendo a evitare le conseguenze peggiori solo perché si trattava di una personalità conosciuta e stimata in tutto il mondo. Non riuscirà, tuttavia, a convincere Mussolini a non entrare in guerra al fianco di Hitler, in quanto se ne andrà nel 1937, al termine di un’esistenza breve, appena sessantatré anni, ma straordinaria.
Una fiction anti-fascista, dunque, meticolosa nella ricostruzione storica, ben diretta e ben interpretata, nel rispetto dei telespettatori che avranno la possibilità di seguirla, in diretta su Raiuno lunedi e martedì prossimi, e di ciò che dovrebbe sempre essere il servizio pubblico (che a Marconi, in qualità di inventore della radio, deve tantissimo).
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