Bombe, missili e assassini mirati di giornalisti, case di giornalisti ed edifici che ospitavano media rasi al suolo nella Striscia di Gaza. Colpi di pistola, bombe sonore, lacrimogeni lanciati contro troupe televisive e giornalisti freelance, percosse violente, attrezzature confiscate e distrutte, sequestro di riprese e foto in Cisgiordania. E’ un bollettino di guerra, da una parte e dell’altra del martoriato territorio palestinese, un’offensiva a tutto campo contro l’informazione indipendente palestinese e contro la libertà di stampa portata avanti dal governo israeliano e nel silenzio complice della comunità internazionale. E’ il grido di dolore dell’Unione dei giornalisti palestinesi che ha organizzato oggi una protesta davanti allo Shuhada al-Aqsa Hospital di Deir Al-Balah nella Striscia di Gaza, in occasione della Giornata internazionale della libertà di stampa. Ieri, nel corso di una conferenza stampa tenuta dal sindacato nella sua sede nella città di Ramallah, il capo del Comitato per le libertà del Sindacato dei giornalisti palestinesi Muhammad al-Laham, ha ricordato che dall’inizio delle ostilità ben 135 giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi dall’esercito israeliano di cui solo 33 dall’inizio di questo anno e 102 da ottobre a dicembre 2023.
Secondo il Sindacato dei giornalisti palestinesi dal 7 ottobre sono stati inoltre arrestati 100 giornalisti e giornaliste, di cui 45 giornalisti rimangono in detenzione, la maggior parte dei quali sono stati trasferiti in detenzione amministrativa, mentre 4 giornalisti risultano ancora dispersi. Le forze israeliane hanno preso di mira 77 case di giornalisti nella Striscia di Gaza con missili, bombe e proiettili di artiglieria ed 86 uffici e istituzioni mediatiche. Non sono inoltre mancate le violenze in Cisgiordania con 19 aggressioni fisiche a giornalisti con percosse e maltrattamenti e 26 feriti a causa dell’uso sproporzionato di gas lacrimogeni e bombe sonore contro la stampa. Il Sindacato parla inoltre di 5 casi di minacce con colpi di pistola contro giornalisti, 4 casi di aggressione da parte di coloni, 5 casi di convocazione per indagini, 39 casi di detenzione e divieto imposto di fare riprese e fotografare, 36 casi di confisca e distruzione di attrezzature di lavoro e 18 casi di assalto delle forze speciali israeliane in case di giornalisti con assalto, distruzione e chiusura di 16 uffici stampa. Sono inoltre 25 le stazioni radio locali a Gaza che hanno smesso di trasmettere e le interruzioni delle comunicazioni e di Internet sono frequenti e ciò impedisce il lavoro dei reporter. E’ un bollettino di guerra, un bollettino di morte, la più grande e cinica operazione di censura mondiale ordita da uno stato che si autodefinisce democratico contro la stampa.