In una candida atmosfera surreale, suggerita da uno schermo luminoso e da sedili in forma di bianche lettere alfabetiche, unici arredi della scena minimalista, si muovono tre personaggi biancovestiti. Sono due uomini e una donna. Con grazia e leggerezza volteggiano nel bianco spazio scenico evocativo della pagina bianca, sciorinando l’inarrestabile valanga di parole con cui l’originale ed esilarante testo di Queneau delizia dal 1947 i lettori e i teatri di tutta Europa. In un incalzante kermesse di 99 stupefacenti variazioni (da Erasmo da Rotterdam), viene narrata la stessa banalissima storiella. A mezzogiorno, in un affollato autobus parigino un uomo si lamenta spinto e strattonato qua e là nella calca. Cercando un posto libero gli pestano persino un piede. Due ore dopo l’uomo chiacchiera alla Gare di Saint-Lazare con un amico che gli consiglia di mettere un bottone su uno strappo del paltò. La futilità della storia accentua la comicità delle variazioni che spaziano in tutte le figure retoriche: dall’epico al filosofico, per poi flettere al becero, al dialettale, in un carosello inarrestabile di idiomi in ogni forma possibile. In questa edizione, a metà tra il varietà e il circo, nella versione italiana di Umberto Eco, con la brillante regia di Emanuela Pistone, ne vengono proposte 40. La stessa Pistone interpreta sapidamente uno dei personaggi, affiancata validamente da Francesco Foti e Agostino Zumbo.
Il gioco si pone come cifra assoluta fin dagli esordi, con una umoristica animazione grafica che introduce la divertente pièce, dove con acrobatiche performance di gesti, parole, situazioni, i tre attori incarnano le varianti, senza soluzione di continuità, in una vera e propria gara di abilità performative, sostanziate da un raffinato ed efficace gioco di luci, da eleganti costumi, da una regia vivace e arguta. Qui il supporto tecnologico esalta la parola, unica protagonista di un testo che nel nostro tempo, caratterizzato dal dominio dell’immagine, riporta l’attenzione sull’enorme potenziale della lingua e sulla straordinaria ricchezza dei linguaggi, in un doveroso e attento omaggio alla comunicazione verbale, sempre più sintetica, impoverita e omologata dal dominio del virtuale. Il gioco di Queneau, un vero capolavoro, è stato magistralmente riveduto e interpretato da Umberto Eco, che ne ha applicato le regole, flettendole al gusto e alla sensibilità degli italiani
“Esercizi di stile” in questa pièce abilmente diretto e interpretato, è un’ora di intelligente divertimento, una vera e propria sfida per gli attori in cui viene invitato a giocare anche il pubblico. Il gioco verbale nel gioco teatrale, magiche scatole cinesi, apre mondi e umori nel fianco della quarta parete, in un incessante tessuto di affascinanti e catturanti trame verbali. In principio era il Verbo.
ESERCIZI DI STILE
di Raymond Queneau versione italiana di Umberto Eco
regia e drammaturgia Emanuela Pistone
con in o.a. Francesco Foti, Emanuela Pistone, Agostino Zumbo
scena Andrea Taddei
costumi Riccardo Cappello
luci e animazione grafica Gaetano La Mela
produzione Teatro Stabile di Catania
AL TEATRO STABILE di Catania- SALA FUTURA fino al 5 Maggio