Corro nudo.
Con Tony Palazzo.
Spettacolo teatrale tratto dall’omonimo romanzo.
Testo, adattamento e regia: Tony Palazzo.
Aiuto Regia: Nicola Costa.
Assistente alla regia: Rita Stivale.
Al Teatro del Canovaccio.
Una splendida canzone di Giorgio Gaber cantava: “Far finta di essere sani”. Si era negli anni Settanta, agli inizi della sterminata stagione dell’ipocrisia borghese, che ormai contamina anche il sottoproletariato. Nascondere i veri sentimenti e, soprattutto, il dolore, il dolore di vivere. Già Pirandello ci aveva avvisato. Siamo sempre più costretti ad indossare la maschera che gli altri si aspettano che noi indossiamo. Tutto il mondo, in maniera crescente, così è, se vi pare. Come poter rimproverare i buffoni della politica, che sono potenti cloni della nostra cattiva coscienza?
Lo spettacolo di Tony Palazzo colpisce nel profondo. Come il vino buono si fa sentire tornando a casa, quando meno te l’aspetti. In sala e nel foyer il bon ton ci regge, alla presenza degli altri. Varcata la soglia di casa la crudezza e la veridicità del testo ci appaiono all’improvviso, magari dietro il mobile della nonna. Chi più e chi meno, tutti abbiamo vissuto le vicende dolorose che il realistico personaggio racconta, come in una confessione laica: il dolore esistenziale, la malattia, il tradimento, il raro aiuto, il non riconoscersi allo specchio, la depressione. Ma senza autocommiserazione, quasi con leggerezza, strappando pure qualche risata, amara. E tanti applausi.
La grandezza del mezzo teatrale ci prende, anche alla sprovvista. Nel buio della sala non possiamo fare a meno di specchiarci nell’artista, che parla di altro e di noi. Lanciandoci lacerti di vita, che fingiamo di vedere solo lì, vita d’altri, sulla scena. Ma è proprio il teatro che ci rende del tutto partecipi, protagonisti di dolorose esistenze che non sappiamo narrare, neanche a noi stessi. Perché il teatro, come il dolore, è dentro di noi. Perché è vivo.
Da tempo mancava all’appello un teatro dei sentimenti, veri; grazie a quest’ottima prova di un generoso artista che è un esempio di grande vitalità, non solo come attore di teatro e in produzioni cinematografiche internazionali, ma anche e soprattutto come fotografo e regista pluripremiato, dotato della profondità dell’occhio, che penetra le nostre esistenze.