80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Ultracorpi. La ricerca utopica di una nuova perfezione

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Un’indagine cesellata con cura e furore che parla di ‘ultracorpi’, corpi trasformati dalla disciplina, dai sacrifici, spesso non soltanto. Corpi che nascondono fragilità, nella loro enormità o nella loro estrema leggerezza. Il body building e la danza come due facce della stessa medaglia. Un saggio narrativo che prende avvio da una vicenda autobiografica potente e dolorosa.

Il body building come la danza: due facce della stessa medaglia, in cui la ricerca di una perfezione utopica del corpo diventa l’obiettivo da raggiungere ad ogni costo. La vigoressia come l’anoressia: muscoli enormi e magrezza estrema sono sintomi opposti e spesso complementari di un disagio e di una fragilità che spingono all’esasperazione, in cerca di un’accettazione fomentata dal contesto culturale all’interno del quale vigono canoni estetici ben definiti, ben al di là di una presunta ‘body positivity’.

Articolato in 16 capitoli, “Ultracorpi. La ricerca utopica di una nuova perfezione”, in libreria dal 12 aprile con Minimum fax (378pp., 19 euro) di Francesca Marzia Esposito – già autrice dei romanzi “La forma minima della felicità” (Baldini & Castoldi, 2015) e “Corpi di ballo” (Mondadori, 2019) – si snoda tra le storie di corpi portati allo stremo con costanza, rinuncia e disciplina, e talvolta non soltanto. Un insight nel mondo del body building e in quello della danza e della ginnastica – che passa al setaccio le storie di fulgidi esempi come Ronnie Coleman o Arnold Shwarzenegger per il body building o Carla Fracci, Roberto Bolle o Misty Copeland per la danza – che prende avvio da una vicenda autobiografica potente e feroce.

Io la magrezza, mio fratello l’enormità. Io la danza, lui il body building. Se riavvolgo il nastro so rintracciare l’episodio spartiacque. Il turning point dove le nostre vite si saldarono in un cappio malefico e salvifico al tempo stesso. (…) Il momento cardine dopo il quale io mi sentirò per sempre abbandonata e lui si sentirà per sempre in fin di vita”.

Con una narrazione analitica, attenta, pungente, uno stile asciutto e coinvolgente, la Esposito accompagna il lettore in un viaggio negli abissi del corpo (e della mente), doloroso ma privo di sbavature. Cesellato ad arte con disciplina e furore, elementi questi che lo rendono un saggio narrativo brillante, potente e necessario.


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