Tessera dopo tessera Giorgia Meloni sta costruendo il suo mosaico di potere spalleggiata senza alcuna remora da alleati che non propongono nemmeno qualche distinguo in nome del rispetto di fondamentali norme democratiche. L’ultimo exploit, in ordine di tempo (ma sicuramente non sarà l’ultimo visto che mancano solo due settimane alla Festa di Liberazione dal nazifascismo), è la cosiddetta riscrittura della ‘Par Condicio’ – da parte di quella che ancora si chiama iperbolicamente ‘Commissione di Vigilanza Rai’ – della partecipazione delle forze politiche alle trasmissioni radiotelevisive in campagna elettorale. In realtà è la formalizzazione dello strapotere del governo, non vincolato né da tempi né da contenuti, nell’uso delle comunicazioni propagandistiche sia nelle strutture informative sia nelle trasmissioni di intrattenimento.
Solo la cecità o le complicità impediscono di vedere il progressivo impossessamento o cancellazione da parte della destra di fondamentali strumenti di democrazia. Le querele temerarie, le leggi bavaglio, il rifiuto dell’antifascismo, l’occupazione della Rai, la vendita al fidato e ricco amico politico dell’agenzia di stampa AGI, le singolari ricostruzioni storiche di La Russa e della stessa Meloni sullo sterminio delle Fosse Ardeatine attribuito solo ai nazisti e non anche ai loro alleati e complici fascisti, il rifiuto di riconoscere legittime le istanze dei musulmani che chiedono il rispetto delle loro festività alla pari di altre religioni, le ripetute prese di distanza dal presidente Mattarella: basta tutto questo – e quanto altro! – a far scattare l’allarme democratico?
O basterà illudersi che, come la storia insegna, anche questa ubriacatura finirà? Ma se si aspetta, da quali macerie si ripartirà? Da quelle economiche, sociali, oppressive lasciate dal ventennio fascista, o da quelle culturali lasciate dal ventennio berlusconiano? Se continua così nel dopo Meloni dovremo fare i conti, sia con una povertà spaventosa, sia con il progressivo e continuo imbarbarimento culturale prodotto dal pensiero unico, sia con l’eliminazione di fatto delle voci critiche.
Servono altre prove? Aspettiamo e ne vedremo delle belle. I prossimi appuntamenti ce lo diranno: il 25 aprile sarà interessante sentire che parole useranno per tentare di privare quella straordinaria data storica di qualunque valore storico-politico; il 27 aprile, 87’ anniversario della morte di Antonio Gramsci inutilmente incarcerato fino alla morte da Mussolini perché il pensiero di quel formidabile intellettuale sopravvisse alle catene e alla malattia; il 10 giugno il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, impavida, altissima voce di condanna di Mussolini e del suo regime.
E c’è da credere che nel frattempo accadrà altro che rivelerà ancora una volta quale strada Giorgia Meloni e i suoi vorranno seguire per perpetuare il proprio potere che cerca di farsi beffe della Costituzione. Noi continueremo a denunciare e ci alleeremo sempre più con quegli operatori sociali, sindacali, culturali che si battono con coraggio e determinazione anche per sollecitare e per riuscire a costruire un’adeguata risposta politica che finora ha avuto voce debole, nonostante le lucide analisi del presidente Mattarella e, sul piano internazionale, gli accorati appelli di Papa Francesco.
(Nella foto la festa di Liberazione di un anno fa)