Solo la disattenzione o, peggio, l’indifferenza possono impedire di riflettere sul fatto che il ‘non detto’ , che si traduce in un malcelato negazionismo, è volto a falsare una narrazione. Come altro valutare il tentativo di riscrivere la storia, mutilandola, fatto dalla presidente del Consiglio nel giorno più alto dell’omaggio alla democrazia costruita sul sangue dei martiri della lotta partigiana? Eppure è successo. Anche ieri, anche il 25 aprile, Festa della Liberazione.
“La fine del fascismo pose le basi per il ritorno alla democrazia” ha dichiarato. Una qualunque data storica, senza dare valutazioni di quel ventennio di crimini, di privazione della libertà, di dittatura, di odio civile e politico, di razzismo. Altro che aspettare che si definisca ‘antifascista’. Ha ben altro per la testa e forse sarebbe ora che la denuncia da noi ribadita più volte si estendesse a tutti i democratici che si riconoscono nelle libertà garantite dalla Costituzione.
Proprio come fa, instancabilmente, mantenendo fede al significato del suo stesso cognome, il presidente Mattarella. “Regime disumano, che negava l’innegabile” che “non conosceva la pietà”, regime che si sottomise al dominio hitleriano, inginocchiato davanti ai nazisti che consideravano ‘inferiore’ il popolo italiano, che si inventò il vergognoso fantoccio della Repubblica di Salò.
È per questo, ha poi proseguito il Presidente della Repubblica parlando in modo accorato alla popolazione di Civitella in Val di Chiana che il 29 giugno 1944 subì un’orribile strage che costò la vita a 244 uomini, donne e bambini, che “intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare senza compromettere il pluralismo sociale e politico”. Quell’antifascismo di chi non si piegò al disonore dell’8 settembre, rappresentato dalla fuga del re, e di quanti scelsero la via del riscatto per recuperare i valori calpestati dalla dittatura.
“La libertà al posto dell’imposizione. La fratellanza al posto dell’odio razzista. La democrazia al posto della sopraffazione. L’umanità al posto della brutalità. La giustizia al posto dell’arbitrio. La speranza al posto della paura”.
Cosa avrà pensato Giorgia Meloni? Come avrà valutato questa formidabile lezione di storia fondata su documenti e non sul tentativo di far dimenticare. E cosa avrà pensato quando Mattarella ha sviluppato un altro tema fondante della democrazia costituzionale: la libertà d’informazione. Su quanto essa sia praticata si valuta anche il tasso di democrazia di un Paese. E il pluralismo ne deve essere la pratica principale. Altro che il pensiero unico, aggiungiamo noi, o i controlli sul lavoro dei cronisti, le leggi bavaglio e le querele temerarie. Provvedimenti che hanno determinato l’allarme europeo sulle condizioni nelle quali la stampa lavora in Italia.
Baluardo insuperabile di democrazia e libertà Sergio Mattarella continua a far sventolare alta la bandiera della Costituzione, idealmente consegnatagli dai padri e dalle madri costituenti. Ma è ormai ora che tutti i giorni riproponiamo le sue parole, come un ininterrotto 25 aprile del quale si avverte un bisogno assoluto.