Che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, già in pericoloso ritardo nella sua attuazione, potesse essere usato per intaccare il diritto all’aborto legale nel momento in cui esso è entrato nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea in pochi se lo aspettavano. Che ci fosse una certa voglia di restaurazione, di limitazione dei diritti delle donne lo si era capito dal plauso raccolto dai discorsi strampalati del generale Roberto Vannacci ma ora l’idea di comprimere il diritto all’aborto entra in Parlamento, in modo subdolo, certo, eppure con un emendamento. Uno come tanti altri. Lo ha depositato un deputato poco più che quarantenne ( gli anni che ha la legge 194 e anche questo è sorprendente), Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia, il quale propone una modifica all’articolo 44 del disegno di legge per l’attuazione del Pnrr che affronta appunto le tematiche inerenti alla sanità. Per ricapitolare: il Pnrr, nella parte relativa ai servizi sanitari pubblici è finalizzato a migliorare l’offerta rendendola più ampia e sostenibile, tale da raggiungere territori montani, periferie urbane e dunque per rendere il Paese migliore di quanto fosse prima della pandemia. Invece Malagola pensa di utilizzare quelle risorse finanziarie per “coinvolgere anche soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” dando loro la possibilità di accedere ai consultori. Ora, va detto, che i consultori in questo periodo vivono una fase di grande difficoltà e in alcune regioni, come l’Abruzzo, una giovane donna che sceglie di abortire può trovarsi nella condizione di dover andare in strutture che si trovano fuori dalla sua regione di residenza. In un simile contesto autorizzare le associazioni “pro vita” a fare, sostanzialmente, opera di dissuasione diventa non solo assurdo ma dannoso per le pazienti. L’emendamento parla di “collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possano anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. In pratica si salta direttamente la fase della decisione sull’aborto. Il diritto di scelta delle donne con questo emendamento sparisce o comunque non viene affatto preso in considerazione. Nelle ultime ore si è registrata una rivolta di molte consigliere regionali, comunali, di associazioni e tuttavia sull’emendamento è stata posta la fiducia. Dunque può passare insieme a tutti gli altri. Sarebbe una sconfitta se accadesse, un tornare indietro nel tempo, di oltre 40 anni. La destra torna nel suo alveo fondante, quello del regime di Benito Mussolini, quando l’aborto era un reato contro lo Stato.