“Il canale terroristico Al Jazeera non trasmetterà più da Israele. Intendo agire immediatamente in conformità con la nuova legge per interrompere le attività del canale”. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu poco dopo che la Knesset ha votato lunedì scorso una legge che vieta la trasmissione in Israele di media stranieri che minacciano la sicurezza dello Stato, una legge che prende di mira in particolare il canale qatariola. La legge, approvata a larghissima maggioranza dai deputati israeliani (70 favorevoli, 10 contrari), conferisce al primo ministro il potere di vietare la trasmissione di contenuti da parte del canale in questione, nonché di chiudere i suoi uffici in Israele.
Il canale nega con veemenza e accusa Israele di prendere sistematicamente di mira i suoi dipendenti nella Striscia di Gaza. Il capo dell’ufficio di Al Jazeera nel territorio palestinese, Wael al-Dahdouh, è stato ferito in un attacco israeliano a dicembre, attacco nel corso del quale ha perso la vita il cameraman di Al Jazeera Samer Abu Daqqa. Gli Stati Uniti però non vedono di buon occhio la messa al bando di Al Jazeera in Israele. “Una decisione del genere sarebbe preoccupante”, ha dichiarato la portavoce dell’esecutivo statunitense Karine Jean-Pierre, aggiungendo: “Crediamo nella libertà di stampa”.
Da parte sua il Comitato per la Protezione dei Giornalisti chiede urgentemente al governo israeliano di non chiudere l’ufficio con sede a Gerusalemme dell’emittente qatariota Al-Jazeera. “Il CPJ è profondamente preoccupato per la nuova legislazione che autorizza il governo Netanyahu a chiudere Al-Jazeera in Israele”, ha affermato Carlos Martínez de la Serna, coordinatore del programma del CPJ, a New York. “La legge garantisce al governo il potere di chiudere tutti i media stranieri che operano in Israele, ponendo una minaccia significativa per i media internazionali all’interno del paese. Ciò contribuisce a creare un clima di autocensura e di ostilità nei confronti della stampa, una tendenza che si è intensificata da quando è iniziata la guerra tra Israele e Gaza”.
La legge approvata dalla Knesset autorizza inoltre il ministro delle comunicazioni a ordinare ai “fornitori di contenuti” di cessare le trasmissioni, chiudere i loro uffici israeliani, confiscare le loro attrezzature, mettere offline i loro siti web se il server è fisicamente situato in Israele o bloccare in altro modo l’accesso ai loro siti web. Il 12 novembre, il gabinetto di sicurezza israeliano aveva già approvato un ordine di chiusura dell’emittente televisiva libanese Al-Mayadeen TV affiliata a Hezbollah in Israele. Dall’inizio della guerra a Gaza, secondo la Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), almeno 106 giornalisti e operatori dei media palestinesi sono stati uccisi. Secondo il CPJ (Committee to Protect Journalists) ci sono inoltre 16 giornalisti feriti, 4 giornalisti dispersi, 25 giornalisti palestinesi arrestati.