Il valore del giornalismo d’inchiesta sociale negli anni 70 e oggi. Voci dai corsi di Articolo 21

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I due corsi di formazione organizzati da Articolo 21 sulla storia e le inchieste del Gruppo Ideazione e Produzione del programma “Cronaca” andate in onda su RaiDue dal 1974 al 1985 si sono trasformati in una riflessione sul giornalismo che segue temi sociali e su come gradualmente, ma inesorabilmente, sia passato di moda perché considerato un prodotto costoso. E in questo modo l’informazione sta perdendo pezzi di racconto della società, delle sue trasformazioni, dei suoi bisogni. I corsi sono stati moderati da Elisa Marincola, portavoce di Articolo 21, e Renato Parascandalo, che fa fatto parte del Gruppo Ideazione e ha promosso la riflessione su quella esperienza e infatti il titolo dei corsi era appunto “Il giornalismo d’inchiesta degli anni 70”.
Tra i relatori, Roberto Zaccaria, che ha ripercorso l’evoluzione delle inchieste di giornalismo sociale associata ad una gestione della tv pubblica che non riesce più garantire un racconto a tutto tondo della realtà del Paese, Cesare Damiano che ha ricordato l’esperienza di Mirafiori, Giuseppe Giulietti, che ha posto l’accento sugli effetti nefasti della limitazione della libertà di stampa in Italia, con impatto anche sulla produzione di inchieste della tv pubblica, con rare eccezioni come la trasmissione Report. Sono intervenuti inoltre il Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli, secondo cui, proprio in questo momento storico avremmo bisogno delle inchieste che faceva la trasmissione “Cronaca” e anche per il Presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D’Ubaldo, è “importante rivedere e analizzare quel tipo di lavoro giornalistico, che sarebbe utile certamente ai giovani giornalisti oltre che a noi tutti”.
Per Vincenzo Vita del comitato dei garanti di Articolo 21 “è arrivato il momento di tornare al giornalismo d’inchiesta sociale anche se viene considerato fuori moda, costoso ma la realtà è che esso è semplicemente scomodo, perché consente ai protagonisti di raccontare direttamente i fatti”.


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