BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Fermare questa terza guerra mondiale a pezzi: proposte per “Arena di Pace” con Papa Francesco

0 0

“Sono diversi gli omicidi e le morti dubbie che sono seguite all’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: quello di Hashi Omar Hassan è solo l’ultimo … Hanno tentato di cancellare tutte le possibili testimonianze: l’autista di Ilaria, il capo della polizia somala per fare qualche esempio. E immediatamente dopo l’agguato sono spariti tutti i documenti, in particolare il certificato di morte e le foto. Nella scrivania di Ilaria abbiamo ritrovato dossier sulla tangentopoli della cooperazione, uno dei quali sulla Somalia”: così inizia l’intervista a Mariangela Gritta Grainer, (già deputata PDS e componente della Commissione bicamerale d’inchiesta sulla cooperazione con i paesi in via di sviluppo), in occasione del trentennale della morte di Ilaria Alpi.
Dai peccati capitali in Somalia al Veneto
Come si scoprirono questi “peccati capitali”, traffici illeciti di ogni tipo, in cambio di armi per la guerra civile? Mariangela Gritta Grainer risponde citando il libro del 1999 “L’Esecuzione – inchiesta sull’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin” scritto insieme a Luciana e Giorgio Alpi e Maurizio Torrealta”, spiega che “nel 1990 il gruppo della Sinistra Indipendente inizia la pubblicazione, in Parlamento, di vari dossier che svelano un’altra tangentopoli: quella con i paesi in via di sviluppo.
Uno di questi dossier curato da Ettore Masina è dedicato interamente alla Somalia (pubblicato nel febbraio 1991): abbiamo potuto verificare che Ilaria lo aveva nella sua scrivania, tra la copiosa documentazione che conservava in ufficio a Saxa Rubra.

In quel dossier si legge nella premessa: “L’analisi degli interventi di Cooperazione Italiana in Somalia […] conduce ad alcuni drammatici ‘peccati capitali’.
Mariangela Grainer aggiunge che “i peccati capitali principali sono puntualmente descritti e ci sono anche quelli di cui la giornalista di Rai3, Ilaria Alpi, si occuperà nelle sue sette missioni in Somalia in poco più di un anno, come la strada Garoe-Bosaso e i pescherecci della Shifco, scoprendo una contiguità di questi ‘peccati’ con traffici illeciti e criminali di armi e di rifiuti tossici anche radioattivi”.

Nel 2012 il drammaturgo Stefano Massini pubblica una pièce teatrale dal titolo molto eloquente, “Lo schifo – Omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione –presentato a Valdagno (VI) lo scorso 11 aprile, promosso dall’Amministrazione Comunale, presenti il Sindaco Giancarlo Acerbi e la vice-sindaca Anna Tessaro.

Shifco e Mugne, due nomi che troviamo scritti sul block-notes di Ilaria così come: “1.400 miliardi di lire: dove è finita questa impressionante mole di denaro?”.
Mariangela ricorda che “in Italia, la sera del 10 aprile 1991, a Livorno si consuma la tragedia del Moby Prince: 140 morti un solo super­stite. Una tragedia ancora senza tutta la verità. In quei giorni, al porto di Livorno è presente la “21 Oktobar II”, nave madre dei sei pesche­recci della Shifco, donati dalla cooperazione italiana alla Somalia con una storia piuttosto singolare ed allarmante che inizia nel 1979”. Ilaria già la conosceva ed è possibile si sia recata a Livorno.

Ilaria, in Somalia, ha incontrato qualcuno che l’ha tradita? Grainer risponde che “tra coloro che potrebbero avere incrociato Ilaria Alpi nei suoi ultimi giorni a Bosaso in Somalia, c’è “Jupiter” (forse Giuseppe Cammisa) o lo stesso Francesco Cardella (referente di Bettino Craxi e del PSI), leader della comunità Saman e responsabile dell’emarginazione subita dal coraggioso giornalista Mauro Rostagno all’interno della stessa comunità. Rostagno venne assassinato il 26 settembre 1988 mentre indagava sulle connessioni tra mafia trapanese, massoneria e servizi segreti e traffico d’armi”. Si tratta di analoga rete delinquenziale legate al traffico di armi pagate dai Signori della Guerra somali con il permesso di gettare in mare o seppellire rifiuti pericolosi e scorie radioattive.

Il commercio delle armi dalla lontana Africa arriva al Veneto doroteo

Lo scandalo del commercio delle armi dalla lontana Africa arriva perfino al Veneto doroteo, nell’epoca della Balena Bianca DC. Il mio nuovo libro “Valdagno Città del Mondo. L’impegno per la pace dell’unica company town del Triveneto con governo progressista ininterrotto da 30 anni” (Ed. Dal Lago 2024, con prologo del vescovo Egidio Bisol del Brasile) documenta il percorso dei movimenti ecclesiali per la pace a Valdagno (all’ombra del colosso mondiale del tessile, Marzotto) e a Vicenza. Il movimento “Beati Costruttori di Pace” (co-fondato nel 1985 da don Gianantonio Allegri, sacerdote a Valdagno dal 1986 al 1991 e poi sequestrato da Boko Haram in Cameroun nel 2014), l’Istituto Gramsci Veneto – sezione decentrata di Valdagno, le commissioni parrocchiali di “giustizia e pace” ogni anno hanno organizzato campagne perché nelle varie finanziarie si introducesse un fondo per la riconversione dell’industria bellica. Con la campagna “venti di pace” interpellavano i candidati alle elezioni sui vari punti riguardanti la politica di pace.

Promossero varie iniziative per una legge che controllasse il commercio delle armi, poi legge 185/90 considerando che a Vicenza la NATO “custodiva” bombe nucleari, scontrandosi varie volte con il potente sottosegretario all’istruzione (valdagnese) della Democrazia Cristiana Giuliano Zoso fino alla “storica” marcia di duecentomila pacifisti a Vicenza.

Rischio che la legge 185/90 venga vanificata dal Governo di Giorgia Meloni

Siamo preoccupati che quella mobilitazione popolare – anche vicentina – per la legge n. 185 del 1990, sul controllo dell’esportazione e importazione dei materiali di armamento, venga ora vanificata dal Governo di Giorgia Meloni.

La legge 185/1990 ha subito recentemente una sostanziale modifica in Senato, per volere governativo, che se venisse confermata anche alla Camera porterebbe al rischio imminente di una perdita di trasparenza e controllo sui flussi finanziari e sulle operazioni di export militare. L’attuale ddl governativo infatti potrebbe erodere in modo significativo la quantità e la qualità dei dati che devono essere trasmessi al Parlamento, per esempio riducendo o eliminando informazioni vitali sulle transazioni finanziarie con le banche e sui dettagli delle operazioni di esportazione di armamenti, come denuncia la Rete pace e disarmo.

Lo scandalo dei baby soldati un crimine contro l’umanità

Concludo quest’articolo, ricordando che lo scorso 12 febbraio 2024 abbiamo celebrato la giornata mondiale delle mani rosse contro il reclutamento forzato di bambini e adolescenti in Piazza Bolivar di Bogotá insieme a varie associazioni come Scuola Viaggiante, Creciendo Unidos, COALICO.

La Giurisdizione Speciale della Pace JEP ha documentato che almeno 18.600 bambini sono stati reclutati dai gruppi armati illegali in Colombia dagli anni ‘80. In particolare il gesuita Francisco De Roux – come presidente della Commissione della Verità CEV – ha rivolto un appello a Papa Francesco: “Nell’incontro del Papa con i movimenti per la pace all’Arena di Verona, il prossimo 18 maggio, non dimenticatevi del conflitto colombiano, il reclutamento dei baby soldati è un crimine contro l’umanità”.

La drammaticità del conflitto colombiano (documentata nel mio libro “Nunca Más Estado Genocida. El boycott europeo a las armas y a las mafias de Colombia” , Antropos 2023, con post-fazione del cardinale Michael Czerny), una tragedia terribile con 400.000 persone assassinate, 9 milioni di vittime globali, ci interpella sulle complicità europee e made in Italy non solo nelle lotte antimafia, senza dimenticare lo scandalo per la mediazione di vendita di navi e aerei militari al governo della Colombia, da parte dell’ex premier Massimo D’Alema  – si ipotizza un ammontare di 80 milioni di euro (“contestato il reato di corruzione internazionale aggravata”, riportava Ansa del 6 giugno 2023).
Ricordiamo il “no grazie “di Papa Francesco alla donazione di un milione e mezzo di euro di Leonardo per l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che ha fatto storcere il naso al colosso industriale italiano Leonardo (l’ex ministro dell’interno Minniti presiede la Fondazione Med-Or), considerandolo “inopportuno” visto che per le aziende italiane rappresenta un business da 30 milioni con Israele per i sistemi militari.

Conclusione

In occasione del tavolo su “democrazia e diritti” che si terrà a Verona sabato 20 aprile, in preparazione di Arena di pace – l’incontro di Papa Francesco con i movimenti popolari italiani del 18 maggio a Verona (www.arenadipace.it) – chiediamo di approfondire e riconoscere che il traffico di armi, il riciclaggio di denaro e la corruzione, il narco-business delle mafie (nella liason tra cartelli colombiani e la ‘ndrangheta, documentata dal libro di Morsolin, “Antimafia Andina. Il contributo dell’antimafia sociale e della non-violenza alla pace in Colombia”, Ed. Antropos 2017 – con prologo di Pino Arlacchi), alimentano il fenomeno globale delle droghe e indeboliscono le democrazie.
Nel discorso pronunciato alla Conferenza ONU sulle droghe del 14 marzo 2024 a Vienna, il presidente colombiano Gustavo Petro ha affermato: “le mafie della droga, nate dal proibizionismo e dalla criminalizzazione, trasferiscono i loro soldi al Nord a beneficio del sistema finanziario, controllato dai grandi capitali, lasciando violenza e distruzione al Sud.

La Colombia chiede alla Commissione sugli stupefacenti di riconoscere che il traffico di armi, il riciclaggio di denaro e la corruzione fanno parte delle forze che alimentano il fenomeno globale delle droghe illegali e la riduzione del danno è un’alternativa praticabile”, sottolineava Petro.
Concludo con l’appello di oltre 50 premi Nobel (tra i quali: Giorgio Parisi e Carlo Rubbia): “Un Dividendo per la Pace” (con riferimento al famoso manifesto di Bertrand Russell e Albert Einstein del 1955 per denunciare i rischi delle armi atomiche), rivolto ai governi di tutti gli Stati delle Nazioni Unite, propone una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno. E con quelle risorse propone di “prendersi cura” del pianeta, della Casa Comune direbbe Papa Francesco e delle disuguaglianze insopportabili, lottando contro la fame e la povertà, proposte molto attuali anche per le prossime elezioni europee.

*Cristiano Morsolin è esperto di diritti umani in Colombia


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21