L’audizione in Antimafia del Direttore de Il Domani Emiliano Fittipaldi aveva un chiaro sapore intimidatorio. Era chiara la volontà della maggioranza di destra nel decidere questa convocazione sul tema degli accessi abusivi a banche dati ( il “caso Striano”, per capirci): colpevolizzare un giornale, i suoi giornalisti, il giornalismo d’inchiesta. Aveva – la decisione – un sapore intimidatorio ed è stata un boomerang.
Emiliano Fittipaldi ha dato alla Commissione una lezione di democrazia e di Costituzione.
Ha difeso la riservatezza delle fonti. Ha difeso il ruolo di contropotere democratico dell’informazione in una democrazia liberale. Ha difeso il dovere dei giornalisti di pubblicare notizie con un solo vincolo: la verifica della loro fondatezza, della loro veridicità, del loro interesse pubblico. Ha citato la Giurisprudenza europea a tutela sia della difesa della reputazione dei cittadini, sia – perfino prima, in certi casi – dell’interesse generale alla pubblicazione delle stesse. Che prevale addirittura anche se provengono da fonti che hanno magari praticato acquisizioni non regolari.
E ancora: ha difeso la dignità della sua redazione e dei suoi giornalisti. Tizian, Trocchia, Vergine e gli altri. La rigorosa autonomia degli stessi da un Editore che ha sempre rispettato e rispetta questa autonomia, senza ingerenze.
Fittipaldi, sollecitato anche dalle domande, ha espresso allarme per i ritardi dell’Italia rispetto ad atti e normative europee ( da Media Freedom Act ad altre direttive) e per le norme recentemente approvate che nel nostro Paese limitano la pubblicazione delle notizie, l’accesso alle stesse. E per la ritrosia a combattere davvero le querele rivolte ai giornalisti a scopo intimidatorio. I commissari della destra, nel pretendere l’audizione del Direttore, hanno sbagliato i calcoli: si sono trovati di fronte ad una audizione a parti ribaltate, nella quale è stato l’audito, con le sue risposte, le sue argomentazioni rigorose a smontare insinuazioni, allusioni, domande capziose, che malcelavano un problema che questa Destra al potere ha. Il problema è l’allergia che si prova contro i controlli, i poteri indipendenti ( informazione e giornalismo d’inchiesta, magistratura ordinaria e contabile..). Il modo ossessivamente proprietario con cui si gestisce il servizio pubblico. Il fastidio – palese – verso i valori europeisti ( la vicenda della presentazione e del ritiro dell’emendamento sul carcere ai giornalisti ). Fittipaldi le ha squadernate tutte, queste cose. E l’imbarazzo dei commissari della destra era palpabile. E l’apice si è avuto quando il Direttore de Il Domani ha ricordato una delle “perle” del Commissario Gasparri, cui si è rivolto con queste parole:” Ma si rende contro che ha paragonato questa vicenda, che deve fare tutto il suo corso giudiziario, dove ci sono solo persone allo stato di indagati alla P2 di Licio Gelli, un personaggio che ha avuto, tra l’altro, condanne legate alla strage di Bologna?”.
Nel nostro intervento, a corredo delle domande, abbiamo auspicato che il contenuto di questa audizione possa essere utilizzato dall’Ordine dei Giornalisti come uno dei testi di preparazione per diventare giornalisti professionisti.
Perché non c’è dubbio: le cose dette da Fittipaldi hanno messo in un angolo chi voleva utilizzare anche questa vicenda per assestare un nuovo colpo al giornalismo e alla libera informazione e ha fatto emergere la forza di questa e l’importanza che riveste per tutti. Anche per coloro che non lo sanno e pensano di poterne fare a meno.