Diffamazione, più carcere per i giornalisti. La deriva ungherese del Governo italiano che snobba la Corte Costituzionale

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Due leggi bavaglio in due mesi, una peggiore dell’altra, contro ogni raccomandazione Ue, contro ciò che chiede l’Emfa, approvato poche settimane fa, contro la sentenza della Corte Costituzionale, contro tutti gli organismi di categoria dei giornalisti. Nulla può fermare la deriva ungherese della destra di governo in Italia. E il disegno di legge all’esame della Commissione Giustizia del Senato ne è la prova. Il contenuto lo ha anticipato Il Fatto Quotidiano. L’evoluzione, rapidissima, di questa storia è emblematica di come si vuole considerare l’informazione. La proposta nasceva dalla volontà (esigenza!) di eliminare la pena detentiva per i giornalisti che venissero condannati per diffamazione a mezzo stampa in futuro, ossia dopo la riforma. Lo aveva chiesto espressamente la Corte Costituzionale nella sentenza del 2021. Invece il senatore Gianni Berrino del partito di Fratelli d’Italia e capogruppo nella Commissione ha depositato emendamenti per aumentare addirittura le pene per i giornalisti e comunque per mantenere la pena del carcere nei casi di “diffamazione grave”.  Nelle ultime ore c’è stata una vera e propria levata di scudi da parte del Movimento Cinque Stelle e del Pd ma soprattutto una reazione durissima delle organizzazioni di categoria, ossia Ordine dei Giornalisti e Federazione Nazionale della Stampa.

“Gli emendamenti presentati in commissione Giustizia dal senatore di FdI Gianni Berrino al ddl Diffamazione dimostrano che qualcuno non ha capito molto delle sentenze della Corte costituzionale in materia. Il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l’orbanizzazione del Paese”, ha detto Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
“Apprendiamo di emendamenti presentati che prevedono, per la Diffamazione a mezzo stampa, il mantenimento della  pena detentiva e l’inasprimento delle sanzioni pecuniare, oltre a nuove aggravanti.  – si  legge in una nota del Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli –   L’Italia è stata più volta richiamata dalle istituzioni europee e dalla CEDU per avere ancora, nel codice penale, la pena del carcere per la diffamazione a mezzo stampa. La Corte Costituzionale ha esplicitamente invitato il Parlamento, nel 2021, a rimuovere la pena detentiva per tale reato. Sarebbe un grave passo indietro, si tratta di posizioni inaccettabili frutto di pulsioni autoritarie.”

(Nella foto il senatore Gianni Berrino)


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