Una folta pattuglia di bambini delle elementari, scortati dalle loro mamme preoccupate perché non prendessero troppo freddo, e accompagnati da un chitarrista e da una flautista hanno concluso l’esaltante festa della liberazione svoltasi a Cagliari intonando a piena voce ‘Bella Ciao’. E con loro ha cantato tutta la piazza del Carmine dove si è concluso l’imponente corteo, come non si vedeva da anni, formato da oltre diecimila persone (per alcuni il doppio). Esaltante, la festa, perché compatta nel riaffermare con orgoglio e determinazione l’adesione, oggi come sempre, all’antifascismo; esaltante perché i principali protagonisti sono stati i giovani: universitari, delle superiori, delle associazioni di base e culturali che dal palco allestito dal Comitato 25 Aprile, dall’Anpi e dalla SPI-Cgil hanno esposto con lucidità, sintesi, efficacia, le loro posizioni. No alle guerre, sì alla pace, sostegno alla lotta palestinese, condanna delle misure governative in materia di sanità, scuola, diritti, immigrazione, di libertà d’informazione. Tema, quest’ultimo, ritornato in tanti interventi, ultimo dei quali è consistito nella lettura integrale del monologo di Antonio Scurati censurato dalla Rai.
E poi grande attenzione ai problemi delle donne, come esposto dalla relatrice del gruppo Non una di Meno, che si è soffermata in particolare sul violento attacco alla legge 194 da parte del governo Meloni. A due mesi esatti dalla vittoria del cosiddetto ‘Campo Largo’ nelle elezioni regionali del 25 febbraio scorso, la manifestazione è diventata anche un manifesto di adesione alle speranze di cambiamento e di sviluppo che si stanno costruendo intorno alla giunta guidata da Alessandra Todde che, da Nuoro dove ha partecipato alle celebrazioni svoltesi in quella che è la sua città d’origine, ha trovato modo di ribadire che la Repubblica è antifascista aggiungendo, poi, che “chi ha timore a dirlo non sta seguendo i dettami della Costituzione”. Forse non servirà a smuovere presidente del Consiglio o addirittura il presidente del Senato che si dichiara ‘Anti-antifascista’, ma è importante che venga ricordato a tutti, in particolare a chi ha giurato sulla Carta Costituzionale. Una Festa della Liberazione volta soprattutto a ribadire il grande valore che assume per il nostro presente e il futuro il ricordo di una stagione straordinaria di impegno alla
quale presero parte oltre quattromila sardi, tra partigiani e militari dopo l’armistizio, e per la quale persero la vita 100mila uomini e donne mossi soltanto dall’ideale di riconquistare la libertà dopo i terribili anni dell’oppressione fascista e dell’occupazione nazista. Questo 25 aprile – a Cagliari, come nel resto d’Italia – è stata la dimostrazione che si può e si deve attuare un concetto che il filosofo Silvano Tagliagambe ha efficacemente sintetizzato con queste parole: “(..) ridurre la memoria a un insieme di ricordi cristallizzati nel passato e da celebrare in maniera asettica e priva di qualunque tensione emotiva, con rituali rievocativi che ne sterilizzano la carica vitale, significa mortificarla e non capirne la funzione. È questo che rende difficile capire perché una giornata come il 25 aprile, nella quale si festeggia la liberazione, costituisca la chiave per capire il nostro presente e per renderci immuni dai veleni del passato con l’acquisizione degli antidoti necessari per non ricadere nelle tragiche esperienze che lo hanno caratterizzato e non una stanca riproposizione del tempo che fu”. Ai cortei che sono serviti emotivamente ad unire passato, presente e futuro,
aggiungiamoci anche alcuni atti significativi, come l’omaggio al luogo del rapimento di Giacomo Matteotti, o la scelta del Presidente Mattarella il quale, dopo la cerimonia istituzionale all’Altare della Patria, si è recato a Civitella Val di Chiana dove i nazifascisti commisero, il 29 giugno 1944, una delle più orribili stragi di civili massacrando 244 persone tra uomini, donne e bambini.