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Voci e volti dal corteo di Libera, migliaia in marcia contro le mafie per sempre

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Cammino dietro un signore in giacca, sandali e fascia tricolore al passo dei quasi centomila adolescenti che si dirigono verso il Circo Massimo. Enrico Bini è il sindaco di Castelnovo ne’ monti e dice di essere qui oggi, il 21 marzo 2024, perché ha sempre collaborato con Libera e perché è importante dare un esempio ai giovani, stando con loro, camminando accanto a loro. E di giovani che attraversano Roma ce ne sono a migliaia, colorati e sorridenti, intonano “Bella ciao”, assurto ad inno di libertà e liberazione dalla mafia, perché molti di loro sanno bene cosa significa vivere in territori contaminati. Arrivano dalla Sicilia, dall’Abruzzo, dalla Campania e dai quartieri difficili della capitale. Hanno portato striscioni che dicono molto, dicono tutto. Ma il corteo non racconta solo messaggi di legalità e antimafia. Ci sono gli operai delle fabbriche in crisi, la “flotta” della Cgil, come al solito, non si smentisce e chiede anche qui, anche oggi legalità nei contratti, sicurezza degli operai, fine dello sfruttamento. La galassia delle associazioni che guardano a sinistra o che dalla sinistra vengono per tradizione sono in questo corteo, ma il colpo d’occhio più importante, insieme alle bandiere multicolor di Libera se lo prendono gli scout, centinaia, migliaia di ragazzini in calzoncini blu e camicia azzurra sciamano verso il Circo Massimo, cantano, suonano la chitarra e hanno zaini pieni di panini, taralli e succhi di frutta. E’ un corteo di studenti, eppure è anche il corteo degli insegnanti. Un docente che porta i suoi ragazzi alla Giornata della memoria e dell’impegno lo riconosci, sembra ancora anch’egli (ella) uno studente con qualche capello grigio, con la filosofia, l’abbigliamento e il sorriso di chi non ha smesso di credere che cambiare le cose sia possibile. Svetta su tutto il poderoso gruppone di Libera Campania, che ha iniziato a scendere dai treni regionali  Napoli-Roma alle 7 del mattino, ci sono licei di Caivano, Ottaviano, Aversa, Benevento, Avellino, Nocera, Salerno, San Giuseppe Vesuviano e alla fine contarli tutti è impossibile. E poi ci sono le scuole della cintura attorno alla capitale, Colleferro, Velletri, Anzio, Terracina. I dialetti si confondono. Libera ogni anno chiama a raccolta le associazioni amiche, con le quali condivide un percorso di legalità e dialogo con le nuove generazioni, Legambiente, Articolo 21, Premio Morrione, Cgil, Cia, Nobavaglio, Uisp, Fnsi, Ordine dei Giornalisti, Uil, Avviso Pubblico, che con il suo presidente, Roberto Montà, apre lo spazio degli interventi prima della lettura delle 1081 vittime innocenti di mafia. E’ una vera giornata di primavera come quelle che solo Roma poteva riservare, il Circo Massimo è costellato di stand, il più piccolo è, forse, il più significativo. E’ dei ragazzi del Cubolibro ed arredato con pergamene contenenti i nomi delle vittime della mafia, con le loro biografie, alcuni sono notissimi, altri sono meni conosciuti e val la pena leggere chi sono stati. Nelle sedie posizionate sotto al palco è tutto pronto, ci sono i posti riservati ai familiari delle vittime innocenti di mafia e loro staranno in silenzio ad ascoltare, uno dopo l’altro, i nomi dei parenti, di papà, mamme, sorelle, figli, fratelli.  Alla fine della prima fila c’è Paolo Siani che guarda verso il palco e soprattutto si guarda attorno e nei suoi occhi ci sono gli occhi degli altri 550 parenti delle vittime cui questa giornata è dedicata. E se lo guardi negli occhi sembra dire: “Quanta strada…”.


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