Una luce che non si spegne. Il ricordo del figlio di Miran Hrovatin a 30 anni dall’attentato di Mogadiscio

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«Miran ci ha insegnato attraverso le sue immagini e la sua Exakta che anche nel momento più buio basta un piccolo raggio di luce affinché la vita e l’umanità possano sbocciare, e molto spesso attraverso un gesto di gentilezza a chi ne aveva bisogno, posando per un momento la sua telecamera, era lui stesso questo raggio di luce, e una luce del genere non si spegne, rimane viva nel nostro spirito per sempre, brillando nell’oscurità e indicando il cammino a tutti noi che guardiamo al cielo in cerca di una guida. Per questo oggi commemoriamo non solo il cineoperatore scomparso, ma un marito, un fratello, un padre, un amico eccezionale che amava il suo lavoro e lo faceva con anima e precisione.

Finché ha vissuto mio padre è stato l’incarnazione della passione e del rispetto per la vita ed è questo ciò che vorrei ricordare oggi: non solo un martire, ma una persona straordinaria che amava vivere e che ci ha lasciato in eredità una fonte di ispirazione e un esempio da seguire oggi e sempre.»

Così Ian Hrovatin, figlio di Miran, ha ricordato suo padre stamattina in Consiglio comunale a Trieste a 30 anni dall’attentato di Mogadiscio, in cui perse la vita assieme alla giornalista del TG3 Ilaria Alpi.


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