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“Sandokan deve dire la verità!”. L’intervento di Marilena Natale, giornalista sotto scorta dal 2017

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“Se immaginiamo una bilancia e da un lato mettiamo il sangue innocente sparso, i tanti bambini morti con il tumore a causa degli sversamenti illegali e quello che lui potrà dire, la bilancia pende sicuramente dal primo lato. Sandokan collabora, va bene, ma deve dire la verità!”: le dichiarazioni di Marilena Natale, autrice del libro “Io e Sandokan. Storia di una cronista di strada che ha sfidato la tigre” e  sotto scorta dal 2017 proprio per le minacce subite da Francesco Schiavone. 

Francesco Schiavone dopo 26 anni decide di collaborare con la giustizia. Prima di lui si è pentito il figlio Nicola e un altro capo clan, Antonio Iovine, attualmente nessuna delle due collaborazioni precedenti ha portato inchieste giudiziarie significative. Eppure entrambi erano in libertà fino al 2010. Sandokan ci potrà raccontare di omicidi irrisolti e delle grandi coperture politiche, giudiziarie ed economiche, che ha avuto nel corso degli anni. Ma se immaginiamo una bilancia e da un lato mettiamo il sangue innocente sparso, i tanti bambini morti con il tumore a causa degli sversamenti illegali e quello che lui potrà dire, la bilancia pende sicuramente dal primo lato. Sandokan collabora, va bene, ma deve dire la verità! Troppi pentiti di comodo abbiamo visto e subito nell’ultimo decennio; nel momento della cattura Michele Zagaria disse “Lo Stato vince sempre”, io aggiungerei, lo Stato spesse volte viene raggirato…”.

Non va per il sottile Marilena Natale, autrice del libro “Io e Sandokan. Storia di una cronista di strada che ha sfidato la tigre”(Marlin Editore), che in pochi mesi è già alla terza ristampa. Un potente racconto di coraggio e denuncia, scritto da una cronista di strada, costretta a vivere sotto scorta dal 2017, proprio per aver combattuto la famiglia Schiavone, attraverso le sue inchieste, ricostruendo nel libro, con uno spaccato inedito, le vicende dello spietato boss di Casal di Principe, Francesco Schiavone, della sua famiglia di camorristi e del suo lavoro di cronista nella “Terra dei Fuochi”; ma anche delle nuove leve criminali, che hanno imparato la “lezione”: meno si spara, più gli affari vanno a gonfie vele, grazie anche a delle crepe nel sistema giudiziario.

I proventi dei diritti d’autore del saggio saranno devoluti dalla scrittrice a favore dell’associazione “La Terra dei Cuori Onlus”, che si occupa di assistenza socio-sanitaria in campo oncologico infantile.

Una narrazione che lascia, però, anche spazio alla speranza, per la lotta coraggiosa di chi si oppone alla camorra: testimoni come don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, che nel libro racconta dell’agghiacciante incontro con il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone; Raffaele Gragnaniello, l’ispettore capo che coordinò il clamoroso arresto del re dei boss Francesco Schiavone, che rivela la caparbia di quegli incredibili mesi di indagini; Federico Cafiero De Raho, fino al 2022 Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, che firma l’introduzione. E con loro tanti altri “partigiani del bene”, nati dal seme del sangue di don Peppe Diana.

Ciò che rende assolutamente unico il lavoro della Natale, è che non si limita a scrivere sulla carta stampata o sul suo seguitissimo blog. La reporter, punto di riferimento stabile per i casalesi perbene, con le sue dirette social, seguite da centinaia di migliaia di follower, negli anni è diventata un pungolo potente contro i criminali; ai quali si rivolge personalmente, dando dettagli sui loro spostamenti, compagnie, malaffari. Una modalità sicuramente rischiosa la sua, ma che ha spronato tanti cittadini a trasformarla in una sorta di “ufficio denunce” (proprio come titola uno dei capitoli del suo saggio) e grazie ai suoi articoli, molti boss vengono anche arrestati.

La chiamano “Mamma Natale” quando aiuta a trovare una casa più grande ai suoi ragazzi (sono più di 90), in modo da fare vivere i piccoli pazienti oncologici, circondati dal calore dei fratelli e i genitori in un appartamento più grande, per evitare il contagio. Ed è proprio “Natale” anche quando trova, attraverso un’attività solidale capillare che dura tutto l’anno, il regalo da mettere sotto l’albero “perché potrebbe essere l’ultimo” Oppure quando porta i suoi ragazzi ad operarsi in costosi ospedali all’estero con la sua associazione “Terra dei cuori”, fondata nel 2015, per aiutare e proteggere i bambini, vittime della “Terra dei fuochi”.  Attraverso la onlus organizza anche “viaggi della speranza”, in montagna e al mare, per i piccoli guerrieri e le relative famiglie.


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