BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Processo Regeni: i 10 punti chiavi illustrati dal pm. Dibattimento calendarizzato, si chiude a a luglio

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È durata 50 minuti la lettura del dispositivo di scioglimento della riserva con la quale la Corte d’Assise ha rigettato tutte le eccezioni dei difensori degli imputati per le torture e l’omicidio di Giulio Regeni. Il pubblico ministero ha aperto il suo intervento chiedendo l’acquisizione degli atti della Commissione Parlamentare d’inchiesta della Camera dei deputati. La Commissione non ha risposto alla domanda sul perché lo Stato Egiziano non ha collaborato finora. Sappiamo che intorno a Giulio è stata costruita una ragnatela che ha coinvolto tutte le persone a lui vicino, persone che hanno riferito i suoi spostamenti, consentito perquisizioni arbitrarie. Il 25 gennaio 2016 Giulio esce di casa per incontrare un amico italiano. È un giorno particolare per Il Cairo. Giulio viene bloccato in metropolitana, sequestrato. Per 9 giorni le autorità chiedono invano al governo egiziano di liberare Giulio. Il 3 febbraio 2016 Giulio viene ritrovato morto. Il suo corpo martoriato racconterà tutto ciò che Giulio non puó più raccontare. Oggi in aula il pm ha detto che, da uomo,  non potrà mai dimenticare ció che ha visto. “Tutto il male del mondo” è  la definizione della madre di Giulio e rende l’idea del martirio.
Otto anni fa Giulio non è stato solo ucciso ma torturato per nove lunghi giorni. Saranno le foto che verranno mostrate in aula a rendere l’idea. La tortura non è un reato qualsiasi. È un crimine contro l’umanità. La Corte Costituzionale è stata coraggiosa a consentire la prosecuzione del processo, perché non è un crimine che riguarda solo Giulio e la sua famiglia ma l’intero consorzio umano. “Sará un giusto processo perché siamo un Paese democratico e le regole del giusto processo hanno finora guidato l’azione giudiziaria. – ha detto il pm – Sarà un processo con molti testi e con un castello di indizi e prove che condurranno alla responsabilità”.
Dieci sono gli elementi di prova. Il computer di Giulio che la famiglia ha consegnato agli inquirenti e che è stato una miniera di dati.
Il pc ha fatto emergere l’integritá e la trasparenza di Giulio e ha consentito di smentire ogni falsa testimonianza. Nel Pc c’è la ricerca di Giulio, il suo lavoro accademico. Ha permesso di ricostruire tutti i movimenti e le attività di Giulio anche del  25v gennaio 2016. Sappiamo dal pc a che Giulio esce di casa. Sappiamo che alle 19:51 effettua una telefonata via Internet dal suo telefono all’interno della metropolitana. Ma dai video della metro Giulio non emerge. Nonostante l’impegno della Procura Generale del Cairo di recuperare le immagini della metropolitana, inizia una serie di contraddizioni: le immagini non sono più disponibili perché sovrascritte, ma la nostra polizia giudiziaria riuscirà a rigenerare le immagini sebbene proprio il frame che dovrebbe riguardare Giulio non compare. Ci sono testimoni che ricostruiranno quella sequenza. E poi c’è il video girato di nascosto dal sindacalista Abdallah il 7 gennaio. Abdallah ha dichiarato che fu il maggiore Mashir ha dargli la camicia con una telecamera nascosta in un bottone ed è a lui che riconsegna la telecamera. È questo un altro elemento della ragnatela che si stringe intorno a Giulio. Poi ci sono i tabulati telefonici delle due utenze di Giulio; sono una miniera preziosa di dati e contatti ricostruita dal team investigativo Procura di Roma- Ros – Sco.
Di fronte a un caso simile si decide di inviare immediatamente un team investigativo al Cairo. Inizia una sorta di collaborazione con agenti egiziani tra i quali ci sono uno degli imputati è colui che architetterà un cruento depistaggio. La procura di Roma ha avviato 64 rogatorie. Solo 25 hanno avuto risposta. Delle 39 inevase 13 riguardavano la richiesta di identificare alcuni soggetti. I risultati dell’autopsia fanno emergere le modalità di tortura che sono proprie e abituali del regime. Il team investigativo in occasione delle esequie si è recato a Fiumicello. Ragazze e ragazzi di tutto il mondo, amici di Giulio hanno messo a disposizione i loro pc, i loro telefoni dai quali emergono confidenze, preoccupazioni e attività. Da quelle chat sono emerse anche paure di Giulio. Molti di quei ragazzi saranno testimoni in aula.

I depistaggi delle autorità egiziane
Fin dall’inizio molteplici soggetti hanno tentato di depistare le indagini per distogliere l’attenzione dagli ufficiali della NSA.
Hanno iniziato con il movente sessuale con i media di regime che suggerivano che il luogo di ritrovamento fosse zona di prostituzione e le circostanze del ritrovamento (Giulio nudo dalla vita in giù) lasciavano pensare a un incontro finito male. Il maggiore Sharif invitava ad alludere a una tendenza omosessuale di Giulio. La trasparenza di Giulio ha fatto cadere man mano ogni allusione.
Poi l’ipotesi dell’incidente stradale addotta dal medico legale che parla di “ematoma subdurale” tipico degli incidenti stradali.
L’autopsia in Italia dirà ben altro.

Il testimone falso alla TV egiziana del 12 marzo 2016
Un ingegnere dichiara di aver visto Giulio il 24/1 litigare con una persona non egiziana vicino il consolato egiziano.
Il pc ci dirà che quel giorno Giulio era a casa e il telefono del testimone ci dirà che era localizzato altrove. Il falso teste ammetterá di aver ricevuto istruzioni su cosa dire. altro depistaggio. Quello più cruento. Vengono fatti ritrovare i documenti di Giulio dopo un conflitto a fuoco del 24/3 nel quale vengono uccisi cinque membri di una banda di criminali ordinari. Subito dopo la NSA perquisisce la casa del capobanda e spuntano fuori i documenti. Ma sappiamo che il capobanda era addirittura a 100 km dal Cairo il 25/1.
Successivamente la Procura egiziana arresterà per omicidio 3 agenti dei quali non conosciamo la sorte.

Cooperazione giudiziaria con Regno Unito ha permesso di avere conferme sugli studi di Giulio e sulla sua disponibilità economica.

Dal quadro complessivo emerge quindi una ragnatela tessuta intorno a Giulio. Coinquilini, conoscenti, vicini raccontavano e riferivano tutti perché gli era stato fatto credere che Giulio fosse una spia. Molti testi non sono comunque attendibili.  In aula il pubblico ministero ha consegnato copia forense del pc di Giulio e annunciato che chiamerà a testimoniare tutti i vertici istituzionali e della sicurezza nazionale. In totale i testimoni sono 73.
La Corte ha ammesso le prove dichiarative chieste dalle parti, acquisito la copia forense pc, riservando ogni eventuale approfondimento peritale all’esito dell’esame di coloro che hanno acquisito detta documentazione e di coloro che l’hanno esaminata. Riserva sull’ammissione degli atti della commissione parlamentare di inchiesta della Camera dei Deputati all’esame che faranno le difese nelle more della prossima udienza. Il dibattimento è stato così calendarizzato: 9 aprile, 16 aprile, 24 aprile, 2 maggio, 21 maggio, 23 maggio, 19 giugno, 21 giugno, 3 luglio, 8 luglio, 16 luglio, 18 luglio. Nell’udienza del 9 aprile verrà escusso Claudio Regeni.


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