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Non ce lo chiede l’Europa, questa volta ce l’ha chiesto sul serio

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Il varo definitivo dell’European Media Freedom Act impone scelte immediate. Si tratta, infatti, di un Regolamento e non di una direttiva da recepire ancora nell’ordinamento italiano.

Si tratta di un atto self executive, come si dice.

Una disamina più accurata ci potrebbe disvelare i punti di incongruenza con la nuova disciplina UE del vecchio Testo Unico della radiodiffusione varato a suo tempo dall’ex ministro Gasparri, appena rivisto dall’apposita legge di delegazione di Bruxelles acquisita dal Parlamento italiano.

Soffermiamoci ora, però, sull’urgente questione della Rai. Stanno iniziando le procedure formali per il rinnovo dei vertici del servizio pubblico, a partire dal consiglio di amministrazione.

È evidente che, in base al testo votato nelle ore scorse, la legge voluta da Matteo Renzi nel Natale del 2015 non ha più ragione di essere. Anzi, può essere disapplicata in base all’articolo 5 ora in vigore.

Va cancellata ogni subalternità al governo, innanzitutto. E sono da rivedere immediatamente i criteri di nomina.

Come si fa? La via maestra, ovviamente, sarebbe votare una nuova legge, magari miscelando le migliori già depositate alle Camere.

Se  vuole, come è successo in altre occasioni, il Parlamento diventa un fulmine. In ogni caso, si apra ad horas un tavolo di confronto, richiesto da tempo da Articolo21, ReteNoBavaglio e Moveon. In cui siedano, sia le forze politiche interessate sia il mondo associativo che urla alla luna da anni.

Si parla di accordi da conseguire tra le anime dell’opposizione. Si evocano Stati Generali. Benissimo, qualcosa si muova subito, però.

Nella recente iniziativa tenutasi al Centro Congressi di via dei Frentani a Roma, promossa dalla Cgil e da Articolo21, si è parlato, in particolare nelle conclusioni di Maurizio Landini, dei rischi in atto di attacco alla Costituzione e alla connessa giurisdizione. La legge n.220 del 28 dicembre del 2015, già in odore di incostituzionalità, è stata bocciata dall’Europa.

Sulla Rai deve tirare finalmente un altro vento.
(Nella foto l’ultimo incontro, No signal, voluto da Articolo 21 e Cgil sull’informazione)


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